Balla un miliardo di fondi europei. Sono i soldi che la Regione rischia di dover restituire a Bruxelles se non riuscirà a spenderli entro la fine dell’anno. La giunta ha approvato un piano di emergenza per salvare il salvabile (rimodulando l’utilizzo delle risorse), ma ora come ore le chance di farcela sono risibili. Il Giornale di Sicilia ha elencato gli sprechi più aberranti da parte delle Amministrazioni che si sono succedute nella gestione della programmazione Po Fesr 2014-2020: da Crocetta a Schifani, passando per Musumeci. La voce più ingloriosa è rappresentata dai 114 milioni di euro destinati alla gestione dei rifiuti e che non c’è più tempo di investire; poi ci sono i 45 milioni e 441 mila euro destinati alla banda larga; e anche i 65 che la Sicilia avrebbe dovuto utilizzare per contrastare il dissesto idrogeologico. Ma anche i 39 milioni relativi al programma SeeSicily, mai spesi a causa di una bassa adesione di strutture ricettive e tour operator, potrebbero diventare carta straccia.
Le criticità sono contenute nella relazione presentata da Vincenzo Falgares, direttore del dipartimento alla Programmazione. Su 2,1 miliardi ancora da spendere, una parte – per l’appunto 1 miliardo e 75 milioni – pare seriamente compromessa. A sollecitare l’attenzione del governo Schifani è anche il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, intervenuto a margine della cerimonia del Ventaglio: “Quella dei fondi europei è la più grande scommessa per la Sicilia – ha spiegato Galvagno -. Mi confronterò col governatore per capire, con gli uffici, come usare ogni centesimo ricevuto da parte della comunità europea. Se quelle risorse dovessero andare in fumo sarebbe un pugno nello stomaco per tanti imprenditori – prosegue il presidente dell’Ars -. Dobbiamo creare tutte le condizioni affinché questo non avvenga. Siamo pronti a lavorare per scongiurare questo rischio”.
Intanto il Pd polemizza: “Con tutto quello che ci sarebbe da fare in Sicilia ad iniziare dal dissesto idrogeologico, rischio sismico, gestione dei rifiuti e valorizzazione delle risorse culturali – dice il capogruppo dem all’Ars, Michele Catanzaro – proprio in questi ambiti il governo regionale guidato da Musumeci prima ed ora da Schifani ha mandato in fumo una cifra che fa venire i brividi. E la ‘pezza’ che l’attuale giunta vorrebbe mettere per recuperare almeno una parte di questi fondi, cioè chiedere di utilizzarli ‘come se fossero stati spesi’ per vaccini Covid o fondi per le imprese, oltre che fragile dal punto di vista tecnico è sicuramente mortificante dal punto di vista politico perché significa bussare alla porta di Bruxelles con l’etichetta di ‘Cenerentola d’Europa’. Il presidente Schifani non può più fare finta di nulla, ha il dovere di assumersi le sue responsabilità di fronte al Parlamento ma soprattutto di fronte ai siciliani”.
La ricetta di Schifani
«Ringrazio il presidente dell’Ars Galvagno per l’attenzione che ancora una volta ha voluto rivolgere al tema della spesa delle risorse comunitarie. L’obiettivo comune è quello di completare la programmazione da noi ereditata, già in sofferenza al momento del mio insediamento, e mettere in sicurezza, nel poco tempo rimasto, le risorse non impiegate pari a un miliardo di euro, garantendo così la spesa dei fondi europei entro il prossimo 31 dicembre. Con serietà e grande senso di responsabilità, abbiamo condiviso quest’impegno con l’Assemblea regionale che a luglio ha approvato, nelle competenti Commissioni Bilancio e Ue, presiedute dai deputati Daidone e Sunseri che ringrazio, la complessa manovra correttiva proposta dal governo regionale e apprezzata dal Comitato di sorveglianza lo scorso 26 luglio».
Così il presidente della Regione, Renato Schifani, commentando le dichiarazioni del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che oggi, parlando con i cronisti a margine della cerimonia del ventaglio a Palazzo dei Normanni, ha ribadito per la Sicilia la necessità di spendere tutte le risorse provenienti dall’Unione europea.
«La manovra – aggiunge il governatore siciliano – è il frutto di un’intensa cooperazione con il ministro delle Politiche europee, Raffaele Fitto, e con la Commissione europea. Non si è trattato soltanto di mettere in sicurezza le risorse, ma sono stati stanziati oltre 369 milioni di euro per le piccole e medie imprese colpite dal “caro-energia” e per le famiglie vulnerabili (“Bonus energia Sicilia” e “Bonus energia famiglie” nazionale). Con 68 milioni di euro si è proposto di finanziare a Catania il grande progetto “IPCEI Microelettronica”, che prevede il potenziamento tecnologico nei settori chiave dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose. Sono stati previsti 50 milioni per incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle imprese siciliane e altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria e consentire a molte più aziende di accedere ai finanziamenti agevolati a tasso zero erogati dall’Irfis, la finanziaria regionale. Senza trascurare le azioni per il rafforzamento delle misure di contrasto al dissesto idrogeologico e per la depurazione delle acque».