Il Ponte delle retromarce

Il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, assieme al Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini

Del Ponte sullo stretto, che Matteo Salvini aveva promesso di iniziare a costruire entro l’estate del 2024, non c’è alcuna traccia. Manca il progetto esecutivo dell’opera e nessun cantiere sarà avviato a stretto giro. Ne ha preso consapevolezza pure il ministro delle Infrastrutture, che qualche giorno fa, al Meeting di Rimini, ha dovuto ammettere i ritardi nella realizzazione della mega opera il cui costo si aggira – anche qui nessuna certezza – sui tredici miliardi: “Ci sono 239 domande dal ministero dell’Ambiente a cui verranno date 239 risposte entro il mese di settembre, quindi è chiaro che se si sono presi quattro mesi in più per dare tutte le garanzie ambientali possibili e immaginabili – ha detto Salvini – Entro l’anno l’obiettivo è approvare il progetto definitivo e partire con la cantierizzazione”.

Tutto slitta, mentre la Sicilia rimane in attesa di un miracolo che da oltre cinquant’anni viene annunciato e disatteso con preoccupante regolarità. Nel frattempo non si muove altro: né sui cantieri aperti dall’Anas lungo la A19 Palermo-Catania (anche se l’azienda ha prospettato la riapertura dello svincolo di Termini Imerese dopo quello di Enna) con la supervisione del commissario Schifani; tanto meno su quelli della Palermo-Messina e della Catania-Messina, la A20 e la A18, le cui toppe sventurate sono gestite dal Cas, il Consorzio autostrade siciliane, che è controllato direttamente dalla Regione e, proprio come la Regione, si diletta nel passatempo preferito: erogare risorse per la “comunicazione” ai soliti pagnottisti, che – a loro volta – si ritrovano a gestire centinaia di migliaia di euro in cambio di qualche grafica (neppure così aggiornata) da recapitare a mezzo social.

Così gli sventurati automobilisti – ora che è iniziato il controesodo dalle vacanze la crisi rischia di aggravarsi – si ritrovano a percorrere autostrade malconce rimanendo in coda per ore; qualcuno ha ripreso con lo smartphone il manto all’altezza di Letojanni, dove da qualche settimana è stato rimosso il cantiere quasi decennale e tuttavia l’asfalto (nuovo) diventa un lago con le prime piogge; qualcun altro descrive il viadotto Ritiro, anche questo riaperto dopo 12 anni di magra, come una “giostra” dove è facile che l’auto sobbalzi. Roba da non crederci. Intanto continuano gli incidenti, i morti (l’ultimo, domenica scorsa), le code infinite. E persino Aldo Grasso, opinionista del Corriere della Sera, ha denunciato la “realtà surreale” della Sicilia: “Le infrastrutture (e non solo) continuano a essere carenti, un calvario per isolani e turisti, sia che viaggino in aereo, in treno o in auto”. Non prima di aver evidenziato la cronica e lampante illusione generata da Salvini parlando di Ponte.

Al Meeting di Rimini il suo ministero era in bella mostra con un gazebo e il solito plastico. Ma non soltanto: “È qui – scrive Grasso – che il ministro inforca un visore ottico che permette un’esperienza immersiva tridimensionale: un piacevole giro in auto lungo i tre km di campata, con la possibilità di osservare le più vicine località turistiche siciliane e calabresi. Oh, meraviglia del migliore dei mondi possibili in 3D! È il sogno della realtà virtuale. Lo scorso anno, però, Salvini aveva promesso un padiglione con telecamere in diretta sui cantieri «aperti dopo 52 anni». Per ora, uno dei pochi atti concreti è stato quello di usare la pugile Angela Carini come testimonial della società che realizzerà il Ponte. La breve durata del suo incontro sul ring olimpico ha suscitato una marea di commenti ironici ed è diventata metafora della precarietà del Ponte”.

Del Ponte non ci rimane quasi nulla – a parte i soldi già spesi per riattivare la Stretto di Messina Srl, messa in liquidazione del governo Monti nel 2012 – se non la realtà virtuale e la presenza di una pugile sconfitta alle Olimpiadi in 46 secondi (dall’algerina Imane Khelif) e adottata, comunque, dalle destre come paladino di resilienza (anch’essa virtuale?). E’ come se volessero far credere ai siciliani che è tutto pronto, che mancano le formalità, che siamo a un passo dalla posa della prima pietra. E dalla storia. Ma nulla è più incerto di questo collegamento per il quale la Regione, suo malgrado, ha dovuto sborsare 1,3 miliardi di euro allo Stato, per co-finanziare l’opera. I soldi erano stati riconosciuti dall’Accordo di Coesione che Schifani e la Meloni avevano firmato a Palermo poco prima delle Europee (anche se il “vincolo” era stato posto dallo stesso Salvini, suscitando l’indignazione – poi rientrata – del governo regionale).

Anche per quest’estate, gli automobilisti, in agosto, continueranno a rimanere incolonnati presso gli imbarcaderi di Messina e Villa San Giovanni. Mentre le dichiarazioni, gli sfottò (nei confronti di Schlein e di tutti i detrattori) e i buoni propositi di Salvini sono destinati a rimanere carta straccia. Almeno fino al prossimo atto concreto. Per snellire l’iter di realizzazione, col “Decreto Infrastrutture” approvato lo scorso 30 luglio, si è deciso di derogare all’approvazione del progetto esecutivo nella sua interezza, prevedendo, invece, l’approvazione per “fasi costruttive”. L’Anac ha evidenziato che questa scelta potrebbe allungare ulteriormente i tempi e aumentare il rischio di opacità nelle procedure di progettazione e costruzione, ma la Stretto di Messina Srl ci ha tenuto a precisare che non è così: “Tenuto conto che il Ponte è un insieme di infrastrutture diverse (le opere anticipate, le opere di accompagnamento ambientale, 40 km di raccordi stradali e ferroviari, funzionali e utili fin da subito alla popolazione), si potrà procedere con la progettazione esecutiva per fasi, in relazione a ciascuna tipologia di infrastruttura, per ottimizzare la costruzione e contenere tempi e costi”.

L’obiettivo resta l’apertura nel 2032. Entro quella data, però, si spera che la Sicilia possa diventare una terra quasi normale con collegamenti pressoché accettabili, magari frutto dell’Accordo di Coesione (a valere sui fondi Fsc) che lo stesso Schifani ritiene di fondamentale importanza: “Questa ingente disponibilità finanziaria (5,33 miliardi al netto dei soldi per il Ponte), ci permetterà di avviare immediatamente opere di grande rilevanza strategica per i cittadini e le imprese siciliane. Si tratta del più significativo accordo in termini finanziari sottoscritto con le Regioni e siamo fiduciosi che tali risorse possano contribuire a un reale sviluppo e coesione del nostro territorio”. Per adesso bisogna accontentarsi della realtà virtuale e della pugile suonata come testimonial: il primo capitolo di un bluff che, con il passare dei mesi, prende sempre più forma.

Costantino Muscarà :

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