Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dopo le rivolte di febbraio e dopo le recentissime scarcerazioni dei boss di mafia, camorra e ‘Ndrangheta autorizzate dai magistrati di sorveglianza (su tutti Bonura e Zagaria), ha nominato il vice direttore del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Si tratta di Roberto Tartaglia, notissima toga antimafia, un napoletano che per dieci anni ha svolto la sua carriera di pubblico ministero a Palermo. Nel capoluogo è arrivato nel 2009, a 27 anni, dopo aver vinto due volte, piazzandosi secondo e primo, il concorso in magistratura. L’avventura palermitana di Tartaglia è cominciata con tanti fascicoli e una gavetta nelle indagini sui reati contro la pubblica amministrazione. La “cooptazione” nel pool che conduceva l’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia lo ha proiettato negli scenari investigativi della grandi trame italiane, i misteri delle alleanze oscure tra eversione nera, Servizi deviati e criminalità organizzata che lo hanno sempre appassionato.
Titolare di decine di inchieste sui clan come “Apocalisse”, che con oltre 100 imputati ha fatto luce sugli assetti delle più potenti “famiglie” palermitane, tra cui quella dei corleonesi, si è occupato di diversi filoni investigativi sulle ricerche del boss latitante Matteo Messina Denaro. Una lunga esperienza nelle misure di prevenzione antimafia, ha seguito la gestione di molti detenuti al 41 bis – Totò Riina, Bernardo Provenzano e Salvatore Madonia per citarne alcuni – e di collaboratori di giustizia di peso come Giovanni Brusca e Gaspare Spatuzza. Un lavoro che ha certamente pesato nella nomina a numero due del Dap decisa in un momento molto delicato per il Dipartimento. Nei mesi scorsi Tartaglia è risultato tra i favoriti al vertice dell’Anac dopo Raffaele Cantone.