Nessuno muore più dalla curiosità di sapere che fine abbiano fatto i 629 migranti di Aquarius cui sono stati chiusi i porti italiani? Forse no, perché le tragedie del mare alla lunga stancano, e quando non c’è di mezzo la politica e le sue diatribe, in tanti – compresi ministri e sindaci dal cuore d’oro – preferiscono dedicarsi ad altro. Ma per ridare dignità alle persone che occupano questo mega convoglio di tre imbarcazioni, partito un paio di giorni fa dal Sud della Sicilia, è quanto mai importante raccontare il viaggio e le sue difficoltà, che vanno oltre il lancio d’agenzia.
Fatte le dovute premesse, veniamo alla narrativa: Aquarius, al cui interno sono rimaste un centinaio di persone, procede la sua marcia verso Valencia. Assieme a Dattilo e Orione, le due navi di Guardia Costiera e Marina Militare su cui hanno fatto accomodare i migranti partiti dalla Libia da non si sa quanto. La situazione si è complicata improvvisamente in nottata, a seguito delle avverse condizioni meteo e di un vento che si è spinto fino a 35 nodi. Il comandante di Dattilo, per non incappare nel mare grosso – si parla di onde alte tre metri – ha deciso di allungare un po’ la rotta, che in soldoni vuol dire un giorno di navigazione in più.
Anziché tirare dritto per Valencia lanciandosi a sud della Sardegna, il convoglio è stato fatto risalire lungo la costa Est dell’isola, che quindi verrà circumnavigata su un lato prima di rituffarsi nel Mar di Sardegna attraverso le Bocche di Bonifacio, che sanciscono il confine con la Corsica, e dirigersi verso le Baleari. Un piccolo incidente di percorso che costerà, come annunciato, un giorno di navigazione. L’arrivo è previsto per la mattinata di domenica. Non una bella notizia per il popolo di migranti, già provata dal viaggio infinito (un approdo in Italia avrebbe risparmiato loro un bel po’ di fatiche) e alle prese con nausea e mal di mare. Sos Mediteranee, la ONG che ha in carico il trasporto su Aquarius, ha parlato di gente sotto shock.
Sul ponte della nave Dattilo hanno trovato posto 269 migranti, 250 si trovano a bordo di Orione, il resto su Aquarius. La fatica di un viaggio iniziato in Libia, sospeso a Nord di Malta, e ripreso dopo una battaglia diplomatica, si fa sentire eccome. Al netto dell’assistenza che non manca mai, di coperte e pasti caldi che i nostri eroi del mare continuano a offrire, come il supporto dei mediatori culturali. L’inferno sembra alle spalle, ma ricompare di continuo. Per il paradiso, chiamato Spagna, bisogna allungare ancora un po’ le mani.