In piazza adesso ci va il Partito Democratico. “La prima cosa che ho fatto da segretario – spiega Davide Faraone – è ributtare il Pd per strada”. Così stamattina, in 100 piazze siciliane, da Palermo in giù, scatta la campagna “dem” soprannominata “Non dimentico”. Ha una valenza duplice: da un lato smascherare il vero volto della Lega – sulle magliette preparate per l’occasione campeggiano il volto dei leghisti e le frasi anti-meridionali pronunciate in passato – dall’altro “incriminare” la manovra finanziaria del governo, quella che Faraone definisce “delle tasse e delle bugie”. E’ un avvio scintillante per il neo-segretario, proclamato qualche giorno prima di Natale al termine di una campagna congressuale terminata col ritiro della sua sfidante. Acqua passata. Faraone si concentra sui temi e sui veri avversari politici: la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle: “Marciando insieme continuano a prendere per i fondelli le donne e gli uomini del Sud”.
Far tornare il Pd un partito di piazza è il suo obiettivo principale?
“E’ una cosa che facendo e che vorrei fare sempre di più”.
Perché aveva smesso di esserlo?
“Non so se perché fossimo impegnati al governo o per quale altra ragione. Io credo che siamo stati interpretati, a torto fra l’altro, come un partito elitario che si occupava solo di chi stava bene. Un partito arrogante, che credeva di fare sempre la cosa giusta, che aveva perso contatto dai cittadini. E’ stata una macchietta che ci hanno costruito addosso. Ma io, ad esempio, non ho mai smesso di andare casa per casa e lo stesso Renzi, da presidente del Consiglio, non si è fermato un secondo. Ma se è questa l’immagine che hanno di noi, ci prendiamo le nostre responsabilità e cambieremo radicalmente impostazione”.
I primi contatti con la base come sono stati?
“Siamo andati in piazza Pretoria, a Palermo, per sostenere Orlando e i sindaci contro il decreto Salvini. Lo abbiamo fatto come Partito Democratico, ma rispettando l’autonomia di chi aveva organizzato quella manifestazione. Siamo andati a Bagheria a sostenere la battaglia di Legambiente contro l’ecomostro che il Movimento 5 Stelle vuole tenere in piedi. Andremo a Troina a sostenere Fabio Venezia, sindaco del Pd, che sta combattendo la mafia dei pascoli. E oggi siamo in tutta la Sicilia per ricordare chi è Salvini e cosa pensano i leghisti di noi terroni. Anche ieri Libero, il megafono ufficiale di Salvini, è tornato a tuonare contro di noi”.
“Sono facce della stessa medaglia. I leghisti hanno sempre pensato di noi quello che oggi noi evidenziamo sulle magliette. Hanno smesso di dirlo perché gli servivano i nostri voti, così si sono mimetizzati da persone interessate alle questioni del Sud. Ma, di fatto, stanno praticando politiche nordiste con più determinazione di quando andavano a Pontida. E per la Lega risulta funzionale il ruolo del Movimento 5 Stelle, e questo atteggiamento con cui pensano di distribuire l’elemosina – attraverso il reddito di cittadinanza – a chi da solo non riesce a farcela. Stanno facendo passare il vecchio stereotipo dell’uomo fannullone del Sud che chiede assistenzialismo. Questa è una forma di banditismo comunicativo e istituzionale. Un cappio al collo del Meridione”.
La Lega sta anche pensando a una riforma dell’autonomia delle Regioni e, sulle prime, il Pd è parso preoccupato.
“Io considero l’autonomia una risorsa. Se metti questa macchina in mano a un buon amministratore, diventa una Ferrari. Ma in Sicilia si è sempre rivelata una macchina scassata. Credo che l’autonomia debba essere riconosciuta a tutte le Regioni, ma al tempo stesso noi siamo una Repubblica, una democrazia e non possiamo favorire la disgregazione dello Stato. Se le Regioni del Nord credono di applicare il concetto di autonomia generando più gettito e più risorse, e trattenendo le tasse senza redistribuirle nel Paese, si rischia di allargare un gap già molto ampio. Noi, che siamo parecchio indietro, dobbiamo essere messi nelle condizioni di gareggiare alla pari. Non farlo equivale a un’altra forma di razzismo. Oltre a essere razzista nei confronti dei migranti, la Lega si rivelerebbe razzista nei confronti del Sud. Ci sono già degli esempi a sostegno di questa tesi”.
Me ne dice uno?
“E’ inquietante che ci sia un dibattito nazionale sul no Tav, e ci si possa permettere, addirittura, di rifiutare una grande opera pubblica sull’alta velocità, e non si parli di alta velocità al Sud, dove manca in modo clamoroso. Anche su questo tema il Pd siciliano farà una battaglia, cercando di estenderla al Pd nazionale”.
Anche il 2019 si è aperto nel solco dei migranti. Mentre 49 persone, su due ong, sono rimaste in mare quasi venti giorni, i sindaci hanno protestato in modo veemente contro il decreto sicurezza.
“Trovo scandaloso e non riesco a rassegnarmi, e spero non lo faccia neanche il Paese, al fatto che 49 persone siano state tenute in ostaggio in mare aperto. Vedere i volti di questi bambini, una volta sbarcati, è una cosa ti gonfia il cuore. Vedere un ministro e un governo totalmente impietoso, silente, rispetto a ciò che è accaduto, e dopo averlo in parte generato, è davvero vomitevole. E’ vero che l’immigrazione è un tema che va governato e affrontato in maniera globale. Ma al momento la parte umanitaria della vicenda è quella che mi coinvolge di più e credo che fare una battaglia sia un dovere morale al di là del consenso”.
Al posto di Orlando, si sarebbe comportato allo stesso modo? Cioè “disobbediendo” a una legge dello Stato?
“Orlando ha fatto un gesto coraggioso mentre sul decreto, che io considero vergognoso e palesemente istituzionale, era calato il silenzio. Poi, da giurista, è stato bravo a rimanere in equilibrio fra la provocazione e la reale applicazione degli effetti della norma. Ma è stato un gesto di ribellione molto forte”.
Ha visto che Salvini ha zittito anche Claudio Baglioni per aver speso una parola sui migranti?
“E’ incredibile che un artista non possa liberamente esprimere un pensiero e debba subire un’aggressione di quel tipo. Oggi il manganello viene applicato sui social, ma la sostanza non è cambiata molto rispetto a un tempo. Ho chiesto al presidente della commissione di vigilanza della Rai di convocare la De Santis, direttrice di Rai 1, che ha rinfacciato a Baglioni di aver sbagliato e vorrebbe liquidarlo dopo il Festival”.
Come ha inteso, invece, l’appoggio (poi respinto) di Di Maio ai gilet gialli che stanno mettendo la Francia a ferro e fuoco?
“Il fatto che un vice-presidente del Consiglio dica di trovarsi vicino alle battaglie che stanno devastando la Francia, di cui si possono condividere i contenuti ma non certamente il metodo, credo sia l’espressione di un decadimento preoccupante. Poi Di Maio ha detto di non aver parlato in veste di vice-premier. E di cosa, allora?”.
Ha seguito la discussione col professore Paolo Inglese? Il docente ordinario dell’università di Palermo non riesce a spiegarsi come ci siano appena 300 euro di differenza tra chi fa il ricercatore universitario e chi otterrà il reddito di cittadinanza. E’ un’Italia che va al contrario?
“Stimo il professor Inglese e confermo quanto sostengo da tempo. Qui vuole passare lo stereotipo del Sud che dà la mancia a chi se ne sta sdraiato sul divano, mentre chi lavora viene penalizzato. A proposito di istruzione: questo governo da un lato blocca il turnover dei docenti e taglia i fondi per la scuola e l’università, dall’altro destina le risorse all’assistenzialismo. Questo doppio messaggio è devastante per il Meridione e per il Paese. Vorrebbero farci diventare una palla al piede, per poi dire “che vergogna quelli lì…””.