La grande manifestazione di piazza è stata rinviata causa derby. È quanto accaduto alla manifestazione del Pd del 29 settembre e ricorda quell’aforisma di Leo Longanesi: «Spiacenti, il nostro inviato si è perduto causa pioggia». Tra lo scendere in piazza e minacciare di scendere in piazza, ancora peggio è rimandare causa terzi. È sempre un dispositivo della comicità: la pistola che non spara, la penna che non scrive, l’ombrello che non si apre. Animati dalla voglia di protestare contro il governo, il Pd ha chiamato il suo popolo a raccolta, il 29, a Roma, salvo accorgersi successivamente che quel giorno la cosa migliore è rimanere a casa a rivedere “Una giornata particolare”.
C’è il derby Roma-Lazio ma i dirigenti lo avevano dimenticato. L’ex segretario del Pci, Palmiro Togliatti al dirigente Pietro Secchia, che ignorava i risultati di campionato, disse così: «E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve?». Non c’è solo il Pd. Anche Confindustria, attraverso i suoi giovani imprenditori, aveva fatto sapere di essere pronta a “scendere in piazza”, per la prima volta, e protestare contro le decisioni di questo governo. Non se n’è fatto nulla. Matteo Salvini, in un’intervista al Sole 24 ore, ha rilasciato dei messaggi concilianti e questo è bastato a farli rimanere in ufficio. C’è un unico dispiacere. Sia Pd che Confindustria hanno cercato di gareggiare con i campioni assoluti e hanno fatto la figura dei dilettanti.
Se c’è una competenza che va riconosciuta a M5s e Lega è proprio la capacità di riempire la piazza. Sono gli impresari del malumore, i bagarini che hanno offerto un biglietto per entrare in parlamento. Tra le grandi spaccature del nostro tempo non c’è solo quella tra europeisti e sovranisti. C’è anche quella, antica, tra chi vuole riempire l’intera superficie della piazza e chi si oppone con la densità di pensiero. Il saldo purtroppo è a sfavore della densità. Ma questo non è un buon motivo per non esercitare il pensiero. E controllare il calendario…