L’ombelico del mondo è a Palermo. Che per un paio di giorni smette di essere “soltanto” la capitale della cultura 2018, e aggiunge al proprio calendario, già ricco di iniziative, due visite niente male: quella del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per l’inaugurazione dell’anno scolastico all’istituto Pino Puglisi, nel quartiere di Brancaccio; e quella del Santo Padre, evento più unico che raro, che oggi – nella giornata della commemorazione del sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993 – prega in città, lasciando dietro di sé un profumo di ordine e pulizia che da queste parti si sognavano da tempo.

Fabrizio Ferrandelli

Ma anche in questo caso Palermo non si smentisce e fioriscono le polemiche. Come quella innescata dalla mancata presenza del sindaco Leoluca Orlando alla visita del presidente del Consiglio. Un atto di ripicca nei confronti del governo gialloverde, per aver sospeso il finanziamento da 180 milioni di euro destinato alla città, cancellando dal decreto Milleproroghe il “Bando Periferie”. Orlando l’ha presa malissimo, tanto da ignorare la prima visita siciliana del premier. Ma il premier non l’ha presa meglio, spiegando che all’ultima riunione dell’Anci, quella in cui si è deciso “come recuperare un profilo di costituzionalità su quei fondi” la faccia del sindaco Orlando “non me la ricordo”. Scaramucce che anche sul piano politico e istituzionale hanno avuto delle ripercussioni.  Il leader dell’opposizione e dei Coraggiosi a Sala delle Lapidi, Fabrizio Ferrandelli, attacca a testa bassa: “Conte non è Di Maio, né Salvini, ma il massimo rappresentante del governo italiano. Se tu sei il sindaco della quinta città italiana e viene un premier a farti visita, non puoi non accogliere una figura istituzionale così importante”.

Secondo lei, non regge come scusa il blocco di quel finanziamento?

“La battaglia di Orlando sarebbe credibile se in questi anni si fosse occupato di periferie. Ma non l’ha fatto. Ha strumentalizzato la vicenda per farne una questione di passerella mediatica e ottenere qualche titolo sui giornali nazionali, tentando di nascondere la sua incapacità di gestione. Le periferie di Palermo sono abbandonate e nel degrado. Ma il centro e il salotto di Palermo stanno diventando anch’esse discarica”.

Oltre allo sgarbo istituzionale, non è anche una mancata occasione di confronto?

“Assolutamente sì. Orlando ha toppato tre volte: la prima, per aver strumentalizzato la questione; la seconda, per aver presentato dei progetti scarsi e insufficienti, che ci hanno fatto classificare tra gli ultimi; la terza, perché avevi l’opportunità di parlare con il capo del governo e fare interlocuzione politica. In questo modo si è dimostrato soltanto un narcisista egoista, che antepone la vanità politica alle esigenze collettive. Bisogna saper parlare con tutti, specie per uno che prima delle ultime elezioni diceva di essere libero dalle appartenenze e a favore dei palermitani. Invece si è dimostrato un uomo del Pd e un pessimo rappresentante dell’Anci Sicilia. Tutti i comuni facevano riferimento a lui, non solo Palermo”.

Sembra che neanche la visita del Papa riesca ad ammorbidirla. A proposito: soddisfatto della macchina organizzativa? O già rassegnato al fatto che da lunedì torna tutto come prima?

“A scanso di equivoci: trovo corretto mettere in campo tutte le energie e le risorse per accogliere il Santo Padre. La sua visita ha un valore simbolico e valoriale, di attenzione nei confronti della lotta alla mafia e alla criminalità. Quindi, nessuna polemica sulla macchina dell’accoglienza. Stride, però, il fatto che la città venga rimessa a nuovo soltanto nelle zone che accoglieranno il Pontefice. Questo evidenzia due fatti: che è possibile portare gli alberi, illuminare le strade e renderle pulite. Ma anche la mancanza di una gestione ordinaria. Il palermitano si chiede: ‘Se riesci a farlo in così breve tempo, perché non riesci a farlo ogni giorno?’”.

Lei e i palermitani che risposta vi date?

“Che è tutta colpa di un sindaco che non si occupa dell’ordinario, o di tenere a posto i conti. Che non impegna il suo tempo nella gestione ordinaria della città, ma preferisce andare in giro a inaugurare anni accademici in Francia, o fare viaggi a Mosca e in Germania. E impegna la sua città, Palermo, solo per le passerelle”.

Cosa può rappresentare la visita di Bergoglio di oggi?

“Un senso di rinascita, l’opportunità di far capire ai palermitani che vivono in una delle città più belle al mondo che, nonostante i problemi, può risorgere e rimettersi in piedi. Ma i cittadini devono diventare protagonisti attivi di un cambiamento e accettare sempre meno i soprusi e l’inconsistenza delle istituzioni”.

Cambiando argomento: come va con i rifiuti? La Rap, che gestisce il servizio, è diventata finalmente operativa?

“Proprio ieri l’azienda ha inviato una relazione al Consiglio comunale, confermando quanto sostengo da tempo: cioè la perdita di un milione al mese. E soprattutto che non c’è alcuna conciliazione nella partita debiti-crediti fra il Comune e le aziende controllate, di cui il Comune è socio unico. Esistono, cioè, dei crediti vantati dalle partecipate che l’Ente non vuole riconoscere. Ma ad approvare i bilanci di queste aziende è anche il sindaco, in qualità di socio unico. Quindi non puoi aprire un contenzioso con le tue partecipate, se anche tu ne fai parte. Stiamo parlando sempre della stessa persona. Questo dimostra la schizofrenia di chi governa e una totale mancanza di governance”.

La città si allaga appena piove e anche i ponti, fra tutti quello sul fiume Oreto, rischiano di crollare. Qual è la situazione delle infrastrutture?

“Alcune settimane fa la borgata di Partanna Mondello stava affogando per via degli acquazzoni: questo è il segno dell’abbandono e del degrado infrastrutturale da una parte, della mancata manutenzione dall’altra. Molti dei problemi sono dovuti alla mancata pulizia delle caditoie e alle reti fognarie che non sono state manutenute. Oltre a una incapacità di programmazione e d’intervento, latitano anche gli interventi di gestione ordinaria. Anche sul ponte del fiume Oreto Orlando ha annunciato stanziamenti. Per ora sono soltanto parole. La città vive di precarietà e insicurezza”.

C’è qualcosa che funziona?

“Vanno bene le due strutture legate alla figlia della lupa. Il Teatro Massimo può godere di ingenti somme di denaro erogate dal comune, quindi ha capacità di spesa e di bilancio. L’aeroporto, controllato da Gesap, è una utility che gestisce, oltre a finanziamenti pubblici del ministero, le royalties che arrivano dai vettori. E’ facile tenere una struttura che si basa sui contribuenti in attivo. Abbiamo problemi laddove le aziende controllate sono diventate dei carrozzoni. L’azienda dei trasporti (Amat), ad esempio, perde 9 milioni di euro l’anno grazie all’installazione dei tram, una somma che la tassa propinata ai palermitani sotto forma di Ztl non è riuscita a far rientrare. E il sindaco cosa fa? Progetta altre sei linee tranviarie…”.

Cosa chiedete al primo cittadino?

“Di dimettersi. Per noi il tempo è scaduto. Orlando non è mai presente in aula e la sua giunta non è in grado di rispondere alle esigenze dei palermitani. Stanno naufragando anche le attività culturali promosse in questo 2018, come Manifesta e Capitale della Cultura, che si stanno rivelando dei flop. I turisti arrivano solo per la grande attrattività dei luoghi, ma la città non è attrezzata per accoglierli. Gli info point sono chiusi e non si riesce a mettere a sistema i beni culturali del Comune, della Regione e della curia. La città è sporca, con una mobilità insufficiente. Per arrivare a Mondello bisogna fare un viaggio della speranza, scendere e salire da vari vettori, sperando che si presentino. Non ci sono ricadute reali in termini economici. Tutto ciò ci porta a dire che una stagione si è conclusa e il sindaco deve andare a casa. Purtroppo non possiamo proporre una mozione di sfiducia prima dei due anni dall’inizio del mandato. E io sarei pronto anche a dimettermi per far cadere il Consiglio, ma servono 21 firme e all’opposizione siamo soltanto in 14. Detto questo, ad andarsene dovrebbe essere il primo cittadino. Perché non ne azzecca una”.