Sarà stata l’overdose di colomba, o si è ormai diventati, oltre che cinici, anziani? Eppure l’altra mattina, svegliandoci a Pasquetta, che strane emozioni contrastanti, oltre l’umana pietà, per il trapassato Papa Francesco. Forse “non mi è arrivato”, come si dice nei reality, e senza nessuna pregiudiziale essendo cresciuti in famiglie laiche ma inopinatamente dotate di diversi vescovi: mons. Agostino Ferrari Toniolo, e poi Carlo Manziana, vescovo di Crema (pre “Call me by your name”) che ci faceva le cresime, e zii molto amici del futuro Paolo VI, essendo bresciani, e insomma non essendo ostili a prescindere. Sarà dunque l’età? Che senso di colpa. Siamo pessimi! Ma questo Papa ora brandizzato “degli ultimi”, non lo si è mai molto capito (eravamo fuori target?).
Un brand un po’ confuso, però, ci è sempre sembrato: molti proclami poi smentiti, molte prese di posizione poco chiare. I gay per esempio eran buoni un giorno (“chi sono io per giudicare”) e l’altro giorno invece cattivi (“troppa froceria”). Le messe coi trans e poi però il gender è cattivissimo, e gli abortisti addirittura “sicari”. Nomina di suore in diretta in posti però promessi a cardinali. Proclami e smentite. Una gran comprensione per la Palestina, non altrettanta per l’Ucraina. Tanta voglia di tenerezza ma poi si diceva anche brutalone coi sottoposti (ne sa qualcosa mons. Georg, allontanato ed esiliato come un Richard Chamberlain di “Uccelli di rovo”, recentemente scomparso pure lui). Nei pranzi romani in questi giorni è tutto un subbuglio, nell’aristocrazia che non l’ha mai amato dicono: era un po’ Evita Perón. Populismo sudamericano, quasi urlano. Qualcuno ribatte: anche un po’ Lady Diana. Oddio, come Lady Diana? Ma sì, osa qualcun altro, era entrato in una monarchia millenaria pretendendo di non aderirne alle forme; faceva vezzo di essere un Papa della gente (come la principessa dei cuori). Rifiutava la pompa (che del Vaticano si sa è la parte più succulenta), dunque la stanzetta a Santa Marta invece dei Sacri palazzi, e l’auto pauperista invece della limousine. Matrimonio troppo affollato, anche, causa Benedetto XVI.
Ma poi a differenza di quello, causando noie bestiali al cerimoniale, e alle povere scorte, ricordiamo la Ford Focus blu scelta inizialmente al posto delle Mercedes (un po’ come i Cinque stelle che arrivavano al Quirinale in taxi). Papamobili sgarrupate, che si fermavano durante i cortei, panne improvvise, e sedendosi però davanti, accanto all’autista, come peraltro i veri chic, Avvocato Agnelli in primis. E uscite, tante, a piedi, anche per il popolo e tra il popolo: a farsi gli occhiali; a comprarsi il gelato, e poi a casa di tanti magari impreparati a riceverlo, non essendo marchesi del baldacchino (quelli che a Roma avevano pronto appunto un baldacchino e ventagli nel caso che un Papa magari parente passasse in visita): così da Edith Bruck; ed Emma Bonino; e poi le mille interviste televisive, in un mondo che già si stupiva della telefonata di un Papa in tv, lui presenziava proprio, in diretta e in differita. Tre volte da Fazio (record per la Nove), tre volte sull’altare. E perfino a Sanremo (con giallo se fosse registrato o “live”). E a Borgo Egnazia. Continua su ilfoglio.it