In questo momento il Palermo è un condannato a morte che attende l’ora dell’esecuzione. Non ci sono margini, checché ne dica Salvatore Tuttolomondo, per tentare di iscriversi alla Serie B. Ma l’esito di questa vicenda sarà comunque lento e doloroso. In questi giorni la Lega sta comunicando alla Covisoc i nomi della società che hanno provveduto a consegnare la documentazione in regola per l’iscrizione. Come risaputo non c’è il Palermo, cui manca la fideiussione assicurativa e tante altre cose. La proprietà di Arkus Network, stando alle ultime notizie, non è nemmeno riuscita a saldare gli arretrati dei calciatori. Il prossimo 5 luglio, assieme all’assemblea dei soci convocata da Alessandro Albanese, il presidente rosanero in carica, al tribunale civile di Palermo si terrà un’udienza per il commissariamento del club, richiesto dalla Figc in base al racconto del curatore speciale Fabrizio Guerrera. A meno di clamorosi accadimenti in quella sede, il primo verdetto è atteso il 12 luglio, quando il consiglio federale, acquisita la documentazione della Covisoc, ratificherà l’esclusione.
Solo allora il Palermo potrà tentare di imbastire una rinascita, per l’iscrizione in Serie D, che in ogni caso dovrebbe essere garantita (lo scorso anno avvenne una cosa simile per l’Avellino, che riuscì a completare tutto prima di Ferragosto). Ma condizione necessaria e sufficiente per arrivare a quella boccata d’ossigeno sarà la pubblicazione di un bando, da parte dell’amministrazione comunale, per affidare il club a gente seria. Basta avventurieri. L’ha annunciato il sindaco Leoluca Orlando in conferenza stampa. I paletti – rigidi – saranno fissati in accordo con la Figc.
Il Palermo in D fa gola a tanti: da Massimo Ferrero, patron della Sampdoria, a Riccardo Sagramola e Dario Mirri, le cui vicende si sono affiancate a quelle del Palermo nel corso dell’ultima, disastrata stagione. Ma come evidenziato da Repubblica, occhio anche ad Urbano Cairo, proprietario del Torino, che ambirebbe ad avere un secondo club di calcio. Da non sottovalutare le ipotesi estere: ci sarebbe una cordata guidata da un misterioso italo-americana e un fondo di Hong Kong. Ma a Palermo non potrà più entrare chiunque: né inglesi farlocchi, né imprenditori del turismo mordi-e-fuggi. Come gli ultimi. E soprattutto non potrà rientrare dalla porta chi è appena uscito dalla finestra (come imposto dal nuovo regolamento federale). Né Rino Foschi, ex presidente e direttore sportivo, tanto meno Vincenzo Macaione, l’enfant prodige del mondo bancario e affaristico, che sì è appena dimesso dalla carica di vice-presidente per diversità di vedute con la proprietà attuale. Che intanto è fuggita a Roma per evitare il linciaggio della piazza.