Se non avesse incontrato lui, lei adesso sarebbe Medea. Ma il destino è talmente strano che da Euripide a star della comicità sul web il passo è più corto di quanto non si creda. Lei è Annandrea Vitrano, lui è Claudio Casisa, nella vita sono una coppia e anche in arte, ditta a conduzione familiare “I soldi spicci”. Lei ha scuole teatrali impegnate, una laurea in Lingue, master pure all’estero, prima da allieva e poi da tutor tra Londra e Manchester. Anche lui ha studiato scenica scienza ma ha virato verso la comicità perché ha la faccia adatta, di gomma, tra Franco Franchi e lo slapstick da film muto. Lei è una sorta di Julia Roberts mediterranea, empatica, burrosa; lui è un brutto anatroccolo, lungo, allampanato e occhialuto ma soprattutto simpatico, di quelli che una battuta e zac, una donna è stesa, può anche avere un fustacchione come opzione.
Su Facebook “I soldi spicci” hanno un milione di fans appassionati dei loro shorts, quasi tutti basati sulla sempre complicata relazione uomo-donna ma anche su piccole manie, tic, caratteristiche antropologiche specie panormite. Da due settimane spopolano anche al cinema che era il loro vero sogno, dal pc e dal telefonino al grande schermo. Spopolano vuol dire che al loro primo film – “La fuitina sbagliata” – si sono quasi sempre attestati nella top ten degli incassi tanto che fino a domenica scorsa il bottino era di 635.072 euro (in 11 giorni). Film divertente, per famiglie (si sarebbe detto una volta), una fiaba ipercolorata, una Sicilia esagerata e una storia d’amore che parte all’incontrario con due che si mettono l’abito da sposa e il tight per dirsi un irrituale “no”.
Capirete che, con questo po’ po’ di successo, Medea può ancora aspettare. Tanto che stanno già pensando a un secondo titolo per il cinema (ma non dicono nulla per scaramanzia) e al prossimo spettacolo teatrale. Parlano dal settimo cielo, ovviamente: “Non vogliamo fare i falsi modesti ma il risultato è oltre ogni nostra aspettativa. Giriamo come trottole per tutta Italia da una presentazione all’altra, il pubblico del web, che conoscevamo solo in parte perché veniva a vederci anche a teatro, quasi per miracolo si è personificato in massa. Il web è bello, ti porta in pochi giorni da zero a un milione ma, come la televisione, è di uso domestico. Uscire di casa, andare al cinema – così come a teatro – e pagare un biglietto è molto diverso”. Settimo cielo ma piedi per terra. “I social umanizzano, hanno molto abbassato la soglia della ‘vipperia’, tra gli artisti. Quando la tua palestra poi è stata il teatro, sai bene che non esiste successo che non sia sudato”.
Niente gelosie professionali, giurano. “Nessuno è spalla dell’altro, siamo diversi per formazione artistica e forse è questa la nostra forza”. Nessuna gelosia sentimentale, assicurano: “Non posso avere dubbi – fa lui – è stata lei a fare il primo passo”. E se tiri fuori la similitudine del brutto anatroccolo, lui avverte: “Eh sì, ma attenzione perché il brutto anatroccolo alla fine è quello che fa tenerezza, che attira le coccole”. A casa ruoli quasi sempre invertiti: “Io cucino e lavo i piatti – dice Claudio – ma se si rompe il flessibile del lavello Annandrea è un idraulico perfetto”.
Nel lavoro, come modelli, guardano alto, anzi altissimo: “Amiamo tutte le coppie storiche, ovviamente, quelle che della vita a due hanno fatto arte ma vuoi mettere gli inarrivabili Dario Fo e Franca Rame? Ecco, l’abbiamo detto, perché?… non possiamo più rimediare…”. Essere coppia comica sotto lo stesso tetto ha le sue virtù e i suoi vizi. Virtù. “Non ci rendiamo conto, a volte, che vita e lavoro si fondono perché da un lato viviamo con forti interessi comuni e dall’altro lavoriamo quasi senza rendercene conto”. Vizi: “Siccome questa fusione vita-lavoro è totale, spesso, quando litighiamo, una volta l’uno, una volta l’altra, ci blocchiamo per dire: ‘Aspetta, aspetta, questo potrebbe essere uno spunto carino… com’è che hai detto…? Ripeti un po’…’. Prendiamo taccuino e penna e andiamo giù di appunti. Però poi la lite si ammoscia e non sempre è un vantaggio perché la questione rimane irrisolta”. Già, perfino a Medea, così facendo, sbollirebbe l’ira.