“L’infiltrato” Carlo Nordio – copyright: qualche malelingua di Fratelli d’Italia – ha un altro problema. E non è di poco conto, visto che riguarda la gestione operativa del ministero. C’è un gran brusio intorno alla nomina del futuro capo di gabinetto di via Arenula. Il posto è vacante da febbraio perché, lo avevamo raccontato qui, Alberto Rizzo, scelto da Nordio all’inizio del mandato, lo aveva mollato. Già presidente del tribunale di Vicenza, toga a cui in tanti riconoscono doti manageriali – fondamentali per lavorare ai piani alti di un ministero – se ne era scappato perché malsopportava il grande potere acquisito dalla sua vice, Giusi Bartolozzi, compagna dell’ex vicepresidente della Regione Gaetano Armao. Ed è intorno a questo nome che si concentrano ora molte delle tensioni che si consumano nei corridoi del ministero della Giustizia.
A quasi un mese dall’addio di Rizzo, formalmente non si sa chi sarà il suo successore. Formalmente, perché di fatto quelle funzioni sono state sempre esercitate da Bartolozzi, vera e propria ombra del ministro. Onnipresente accanto a Nordio ogni volta che il Guardasigilli mette piede in Parlamento, ha le mani su tutti i dossier. Su quelli che contano e anche su quelli sollecitati dai parlamentari di maggioranza. Anche un po’ troppo, secondo chi soffre una presenza giudicata troppo ingombrante. In un clima in cui alla realtà si mescolano i veleni, vengono imputati a Bartolozzi alcuni scivoloni compiuti dal ministro. Tra questi, la gestione del caso di Artem Uss, il russo accusato di reati internazionali che fu messo (legittimamente, dai giudici) ai domiciliari e poi evase. Nordio mandò gli ispettori nell’ufficio ‘reo’ di aver preso quella decisione, causando un putiferio. “Così i giudici non daranno più gli arresti domiciliari”, aveva tuonato in Parlamento Enrico Costa, pure molto vicino al ministro. A microfoni, e telecamere, accesi aveva anche invitato il Guardasigilli a valutare l’operato dei suoi collaboratori in questo dossier. L’obiettivo non dichiarato era lei, Bartolozzi, che ha con grande eleganza incassato il colpo, forte del fatto che nessuno l’avrebbe messa davvero sotto accusa. Non certamente lo avrebbe fatto Nordio che, inesperto di politica, si è affidato completamente a una figura dal suo punto di vista rassicurante, perché in grado di sapersi muovere tra due mondi: quello della politica e quello della magistratura. E pazienza se questa fiducia totale, quasi esclusiva, gli ha fatto perdere il mite Rizzo, che aveva gli scatoloni pronti da mesi e aspettava solo il momento giusto per l’addio. Continua su Huffington Post