Si cerca un movente nel “giallo” che tiene col fiato in sospeso il mondo culturale palermitano: perché Emma Dante non si è presentata ieri alla conferenza stampa de I vespri siciliani che inaugurano stasera la stagione lirica del Teatro Massimo di cui ha curato una impegnativa, laboriosa ed attesissima regia, già assai chiacchierata prima che s’alzi il sipario?
Gli elementi del “giallo” ci sono tutti: un sms di disdetta dell’artista che arriva a pochi minuti dall’orario di inizio, tre sedie invece che quattro (sindaco, sovrintendente, direttore d’orchestra e regista) già comunque piazzate dietro il tavolo (dunque un’assenza invece da tempo annunciata?), rumors su nervosismi antedebutto, consueti sì, ma forse un po’ sopra le righe (il baritono-star assoldato soltanto per la “prima” e inseritosi last-minute, scrivono i giornali, a prove cioè quasi ultimate). Fatto sta che il “gran rifiuto” di Emma arriva come uno schiaffo in faccia al teatro che, insieme ad altre importanti fondazioni liriche italiane e straniere, l’ha finora coccolata.
I contrasti con il primo cittadino, Leoluca Orlando, sono antichi (la famosa polemica delle “eccellenze” su tutti), forse saranno stati sgraditi al sindaco i riferimenti all’attuale stato di degrado della città che la Dante mette in scena nella sua versione dell’opera verdiana. Tant’è. La vigilia di questa inaugurazione – immaginata dall’ex sovrintendente Francesco Giambrone, volato ad altro ed alto incarico nella Capitale, ed ereditata dal nuovo, Marco Betta – ha l’amaro in bocca. E in teatro s’è cercato di sottacere, ovviamente, forse anche perché proprio a Betta questo primo boccone non andasse di traverso. “È gradito l’abito scuro”, recitavano un tempo, in calce, le locandine del Massimo per l’inaugurazione di stagione e le “prime”. Chissà che stasera, di scura, non ci sia anche qualche faccia.