La Corte costituzionale alza il disco rosso sui continui commissariamenti e dice chiaro e tondo che le province devono avere un regolare governo. Ma Renato Schifani se ne frega; impapocchia un discorsetto da azzeccagarbugli e rinvia ancora una volta le elezioni di secondo livello. Forse aveva ragione Davide Faraone: Palazzo d’Orleans non è abitato da un presidente della Regione ma da un Marchese del Grillo: “Io son io e la Consulta non conta un…”. A forza di praticare l’arroganza il vicerè Schifani si è convinto di essere al di sopra delle leggi. E anche della decenza. Non si preoccupa della questione morale: metà del suo regno è nelle mani di un opaco avvocato d’affari. E crede di turlupinare i siciliani parlando e straparlando di una maggioranza “leale e coesa” mentre tutti sanno che l’alleanza è a pezzi e che il suo partito, Forza Italia, non lo sopporta più.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il Marchese del Grillo non rispetta la Consulta
corte costituzionalerenato schifani
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