Il magnifico rettore dei concorsi truccati

Lo scandalo università esploso a Catania, che si è allargato a macchia d’olio in tutta Italia (coinvolti 60 docenti di 16 atenei), ha la sua base alle pendici dell’Etna. E per la precisione nell’ufficio del magnifico rettore Francesco Basile, che è stato interdetto dal suo ruolo in seguito all’ordinanza firmata dal Gip. Sospetto fu il passaggio di consegne nel 2016, quando Basile – già certo che la procura avesse piazzato delle cimici nella stanza – aveva chiesto a Pignataro, suo predecessore, anch’egli coinvolto, se l’ufficio fosse stato bonificato. Sono indagati entrambi per associazione a delinquere, con finalità di corruzione, truffa aggravata e falsità ideologica. L’obiettivo era alterare il naturale esito dei bandi di concorso per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, per l’assunzione del personale, per la composizione degli organi statutari dell’Ateneo, per l’assunzione e la progressione in carriera dei docenti. Cucivano ad arte i concorsi in base ai candidati da promuovere. Per gli altri, come sottolinea un’intercettazione di Uccio Barone, ex direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, non c’era alcuna chance. Scansateve, proprio: “Vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare”. La Procura diretta da Carmelo Zuccaro (il procuratore ha parlato di “sistema squallido”) aveva chiesto per tutti i domiciliari, che però non sono stati accordati. Il Gip ha disposto solo la sospensione dal servizio.

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