“Arroganza senza fine di un governo ormai finito, Razza, Musumeci & soci non possono prendere in giro il Parlamento e, quindi, i siciliani. Non lo consentiamo”. Lo affermano i deputati M5S della commissione Salute dell’Ars, Giorgio Pasqua, Francesco Cappello, Salvatore Siragusa e Antonio De Luca, commentando la pubblicazione in gazzetta, avvenuta oggi, dei decreti “osceni” che definiscono i requisiti per l’autorizzazione e l’accreditamento dei soggetti deputati all’assistenza domiciliare, decreti che “sono stati prima inviati alla Gurs per la pubblicazione e poi all’Ars, per la discussione in commissione”.
“Le date – afferma Giorgio Pasqua – non mentono. Gli osceni decreti, pieni di macroscopici strafalcioni sostanziali, portano la data del 3 settembre, prima cioè della trasmissione all’Ars, avvenuta il 6 settembre, e della successiva discussione in commissione Salute, avvenuta il 15 settembre. In pratica, siamo stati gli attori inconsapevoli di una farsa scritta dalla premiata ditta Razza-Musumeci. Ci siamo battuti inutilmente, anche accalorandoci, per mettere pezze ai pessimi atti sfornati da Razza, senza sapere che era tutto inutile, visto che erano già blindati. Dire che è vergognoso è un eufemismo”. I deputati 5 stelle chiedono pertanto il ritiro dei decreti, “anche perché – dice Pasqua – ci sono errori grandi come case, che abbiamo segnalato anche prima della seduta-farsa, ma su cui, come spesso accade, l’arrogante governo Musumeci ha tirato dritto”.
Tra gli errori più vistosi segnalati dal Movimento ci sono la richiesta agli enti che si candidano all’accreditamento di almeno 25 terapisti occupazionali, quando in tutta la Sicilia ne operano solo 38 e la necessità di mettere a disposizione un operatore e mezzo ad assistito, quando nelle terapie intensive degli ospedali è richiesta la disponibilità di un operatore ogni 2 assistiti. “Assurda – conclude Pasqua – anche la mancanza di un decreto di accompagnamento che determini le tariffe previste per le prestazioni da eseguire. In pratica si mettono i candidati nelle condizioni di aderire a futuri bandi a scatola chiusa, senza che sia data loro la possibilità di conoscere le tariffe delle prestazioni che andranno a svolgere. E’ come chiedere a qualcuno di lavorare senza rendergli noto lo stipendio che gli sarà erogato”.