Il lato oscuro di Fratelli d’Italia

Manlio Messina, al centro, durante l'inaugurazione della nuova segreteria. Con lui Pogliese, Galvagno e Milazzo

Nel fiume dei contributi elargiti dalla Regione siciliana per promuovere il turismo di questa bella Isola, ma anche per far piacere alle associazioni che sgomitano per ricevere quattrini senza partecipare ad alcuna gara ad evidenza pubblica, non poteva mancare lei, la regina del Celebrità: Carmen Russo. La ballerina nazional-popolare, show girl, presentatrice, talentuosa protagonista di reality affermati, sabato sarà a Scicli, nel Ragusano, la culla del barocco, dove si terrà una manifestazione denominata “Festival delle Belle arti”. L’appuntamento rientra in un programma più ampio, le “Notti d’autunno 2024”, per le quali il Dipartimento al Turismo ha destinato 98 mila euro, affidandosi all’associazione Freedom. Il contributo è previsto da un Decreto del 4 ottobre scorso, che richiama la solita leggina di agosto (meglio nota come manovra-ter) con cui sono stati investiti quasi 7 milioni per manifestazioni e spettacoli. Questo decreto, per inciso, vale 788 mila euro. Ma è solo uno dei tanti.

E’ certamente uno di quelli su cui dovrebbe posarsi l’attenzione di Giorgia Meloni se la premier, soltanto per un momento, mettesse da parte le beghe elettorali e facesse una capatina in Sicilia per capire di che pasta è fatta la sua classe dirigente – quella che le apparecchia ogni visita di una valanga di selfie compiaciuti – e qualcosa in più del modello-Auteri. Quello che, grazie alla spregiudicatezza del suo fondatore (la galassia del deputato di Sortino ha ricevuto 730 mila euro di contributi pubblici, senza gara, negli ultimi tre anni), ha messo in imbarazzo i vertici di Fratelli d’Italia. Che però non riescono a reagire: era stato chiesto a Giovanni Donzelli, il responsabile dell’organizzazione a livello nazionale, se non se non fosse il caso di espellere Auteri – reo di aver minacciato, peraltro, un collega nei bagni dell’Ars – dal gruppo parlamentare di Palazzo dei Normanni, ma quello ha fatto da sé per (cercare di) attutire il linciaggio mediatico.

Auteri è solo la punta dell’iceberg, e rischia di nascondere le profonde difficoltà di una classe dirigente che fatta non fu per governare. A partire dal capostipite del turismo, Manlio Messina, la colonia patriota di Sicilia non è mai stata una buona pubblicità per Giorgia. Il Balilla, noto per i suoi toni eccessivi, a volte maleducati, ha preso le redini dell’assessorato dopo l’addio di Sandro Pappalardo, divenuto nel frattempo consigliere nazionale dell’Enit, e le ha tenute saldamente in mano fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno del governo Musumeci. E’ passato all’onore della ribalta per aver introdotto alla Regione una società lussemburghese che nel 2023, per una mostra fotografica a Cannes, pretendeva di incassare 3,7 milioni di contributi pubblici in funzione di un contratto d’esclusiva che non aveva alcuna ragion d’essere (così sentenziò il Tar). A quella nefasta esperienza, bloccata da Schifani sul nascere (lo shooting si era già tenuto l’anno prima, a cifre più contenute), è seguito il fallimento del programma SeeSicily, certificato dalla Commissione Europea (che infatti ha ritagliato una ventina di milioni alla Regione, ritenendo le spese “non ammissibili”).

Agganciati alla corrente turistica sono, inoltre, i prosecutori della grande opera del Balilla. Vale a dire Elvira Amata e Francesco Paolo Scarpinato, che si sono avvicendati nel ruolo di assessore al Turismo. Scarpinato, oggi, ricopre l’incarico ai Beni culturali: non ha mai pagato per i dissidi col presidente della Regione, ma è finito a dirigere scavi e ritrovamenti. L’Amata avrebbe voluto dare seguito alla fumosa esperienza di SeeSicily, la cui funzione – originariamente – era garantire un ristoro alle imprese ricettive messe in ginocchio dal Covid. Ma si è presto trasformata in un bancomat per le più spietate operazioni mediatiche e di comunicazione: 24,8 milioni del plafond (su 70 milioni complessivi) sono stati dispersi nei rivoli di campagne pubblicitarie – in tv, sui giornali, nelle stazioni dei treni – a beneficio di alcuni operatori accuratamente selezionati. Il programma non ha mai ingranato: molti dei voucher per garantire ai turisti pernottamenti gratis e servizi agevolati sono rimasti in pancia alle strutture alberghiere, che nel frattempo avevano già incassato i ristori.

La Amata, che adorava questo metodo al punto da provare a riproporlo (prima della scure dell’UE), grazie alle mancette ha riversato sulla propria provincia, Messina, la bellezza di mezzo milione di euro. “Soldi spesi soprattutto per foraggiare le bande musicali del Peloritano”, scrive il Fatto quotidiano. Nella “lunga lista di finanziamenti a pioggia non potevano poi mancare le sagre”, ma anche Natali – con una famelica attrazione per i presepi viventi – e Carnevali, oltre alle iniziative sportive: “Ecco, dunque, settemila euro la Gran Fondo Nebrodi, organizzata dall’Asd Nebrodi Marine di Villafranca Tirrena, cinquemila per il Battle of the sea fitness festival a Messina”. And counting.

Questi assessori meloniani non ci fanno quasi mai una bella figura. Aricò, il responsabile delle Infrastrutture, ha concesso il nullaosta ad alcuni pagnottisti per introdursi nei palazzi della Regione. Adesso non vogliono più sloggiare: sono incaricati della gestione dei social del Cas, il Consorzio Autostrade Siciliane, e del profilo Facebook dello stesso assessore, che riconosce al gruppo di Maurizio Scaglione un bell’assegno da 48 mila euro. Le società collegate all’editore del sito ilsicilia.it, come raccontato da Mario Barresi su ‘La Sicilia’, sono ovunque e si riproducono più velocemente dei virus. Mercurio Comunicazioni, che chiede in appalto la gestione dei social a Teatri, Consorzi e Aziende sanitarie (a 120 mila euro), avrebbe rinunciato al patrocinio da diecimila euro concesso dal Turismo per la manifestazione ‘Dica43’, che oggi però è ospitata sul sito-madre, siamo già alla puntata n.4: nell’ultima si è rivisto persino Elio Sanfilippo, militante di lungo corso del Partito Comunista e influente presidente di Legacoop Sicilia. Di recente i due soci/scrittori hanno organizzato insieme la Borsa del Turismo Extralberghiero a Palermo. Mentre su ilsicilia.it, ospiti del palazzo dei Normanni (guarda un po’), Sanfilippo ha svolto la sua lezione sullo Statuto siciliano.

Tra gli spettatori interessati ci sarà stato, probabilmente, anche il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Altro volto di FdI, paternese come La Russa, da tempo “amico” della corrente turistica. Ha annunciato lo stop ai contributi diretti alle associazioni, che non troveranno più spazio nelle leggi di spesa (almeno non in maniera esplicita). Ma per due anni non ha fatto nulla per arginare questo malcostume. Galvagno si sta facendo strada anche nel mondo della cultura, avendo licenziato Patrizia Monterosso ai vertici della Fondazione Federico II, e assumendo lui stesso la guida. Fra i contributi destinati ad Auteri, ci sarebbero anche quelli dell’Ars, attraverso il ricorso a un fondo speciale gestito direttamente dalla presidenza. Ce n’era davvero così bisogno?

La formazione siciliana dei patrioti annovera al suo interno altri personaggi sui generis: a partire dal capogruppo Giorgio Assenza, che presenta da solo, in parlamento, le proposte per sanare le case abusive a meno di 150 metri sulla battigia, pur avendo appurato la contrarietà del gruppo e del governo (non è la prima volta ma la terza); e che, al contempo, abbandona l’aula quando c’è da votare per la reintroduzione del voto diretto nelle province, sostenuto dalla coalizione al gran completo. Anche i due coordinatori regionali non si distinguono dalla massa, anzi finiscono – spesso – per esserne inghiottiti. Né l’ex sindaco di Catania, il sen. Salvo Pogliese, tanto meno l’attuale vicesindaco di Palermo, Giampiero Cannella, sembrano possedere il physique du role per trainare il partito verso mete di più ampio respiro e di decenza. Il loro silenzio sulla questione Auteri è strano e in parte inquietante. La Meloni valuti davvero se non sia il caso di intervenire personalmente: il fiato sul collo della magistratura (penale e contabile) aumenta ogni giorno, il rischio è che lo scandalo possa deflagrare. A lei non rimarrebbe che raccogliere i cocci.

Alberto Paternò :

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