Adesso che uno non vale più uno, è già guerra a chi si accaparra il terzo mandato. All’assemblea costituente che lancia il nuovo corso dei Cinque Stelle, fa la sua comparsa una specie nuova: i ricandidabili. O forse i resuscitabili, per usare la metafora di Beppe Grillo che ha bollato la metamorfosi dei Cinque Stelle, conquistati dalla leadership di Conte, come il passaggio “da francescani a gesuiti”, da fratelli del poverello di Assisi, a cavalieri del nuovo unto del Signore: Giuseppe Conte.

Il presidente pentastellato ha indicato a tutti la strada del terzo mandato, ricordando che in origine c’è stato “un equivoco nell’interpretazione della formula uno vale uno”. Dopo il voto dell’Assemblea che abolisce il tetto, Conte dice che “l’indicazione è chiara, ne terremo presente per formulare una proposta che voterete. Il segnale chiaro che ci avete dato è valorizzare le esperienze e le competenze, vi siete stancati di lottare ad armi impari con le altre forze politiche”.

Ecco riapparire dunque i lazzari pentastellati, gli ex parlamentari che hanno già fatto due mandati. Prima che si aprisse la possibilità concreta di farne un terzo, semplicemente non esistevano. Tranne pochi fortunati che erano rimasti a lavorare a vario titolo col partito, gli altri usciti dal palazzo sono tornati alle rispettive esistenze. Ma ora eccoli, a decine, riapparire come più o meno semplici attivisti. Volti noti, ed altri semi sconosciuti. Tutti desiderosi di dare il loro apporto al nuovo corso. Per loro si apre la concreta speranza di essere candidati ancora una volta e una volta ancora. Ma le cose non saranno così semplici perché anche la strada del terzo mandato è irta di ostacoli, visto che non ci sono solo gli ex ad ambire: tra i parlamentari in carica un nutrito gruppo è al secondo mandato. E vorrebbe il terzo. E tra questi c’è una folta schiera di fedelissimi contiani.

Ma prima una parentesi sui risultati del voto di Nova. Gli iscritti hanno votato per eliminare il ruolo del garante, che nel precedente statuto era affidato a Beppe Grillo. Contro il fondatore si è pronunciato il 63.24% dei votanti. Ora il ruolo di garante sarà assegnato a un organo collegiale appositamente eletto. Il M5s diventerà una forza progressista indipendente. E potrà ricandidare i suoi eletti: il 72 per cento dei votanti all’assemblea costituente si è espressa a favore della modifica. Continua su Huffington Post