Il centrodestra piange, ma neanche i Cinque Stelle ridono. E in Sicilia la situazione rischia di rimanere al palo. La richiesta di un confronto interno fra Conte e Di Maio, con le ultime parole al vetriolo del capo politico in un’intervista al Fatto Quotidiano (“Di Maio dovrà rendere conto agli iscritti delle sue condotte molto gravi”), rischia di ritardare le decisioni sui territori. Nell’Isola, però, non si può più aspettare. Serve una figura di garanzia, riconosciuta da tutti (a partire dal gruppo parlamentare), in grado di mediare col Pd per la scelta di un metodo e del candidato sindaco di Palermo. Ma se la situazione regionale dovesse precipitare, e Musumeci scegliesse di dimettersi, anche alla Regione bisogna fare in fretta.
I deputati grillini sono in attesa – ormai da ottobre – della nomina di un referente regionale in grado di traghettarli verso decisioni difficili. Ma fin qui Conte ha preso tempo, provocando la reazione di alcuni, su tutti Luigi Sunseri, che denuncia un “ritardo estremo”. In ballo, oltre ai soliti noti (Cancelleri e Giarrusso) ci sono anche l’ex Ministra del Lavoro, la catanese Nunzia Catalfo, e il deputato regionale Antonio De Luca, già facilitatore nazionale. Nell’ultima settimana il nuovo capogruppo grillino, Nuccio Di Paola, si è recato a Roma nelle vesti di grande elettore per il Quirinale e, nel corso di una trasmissione, ha annunciato di aver espresso una preferenza per Mattarella ben prima che il gruppo decidesse di convergere sul Capo dello Stato.
Regna una certa confusione. Alimentata dal fatto che parecchi dei Cinque Stelle abbiano dichiarato la propria disponibilità a correre per la presidenza della Regione, o al limite per le primarie: si tratta di Sunseri, di Giarrusso e dello stesso Di Paola. Sullo sfondo resta l’ombra di Cancelleri, che non ha mai smentito la sua terza candidatura per palazzo d’Orleans. Ma soprattutto il macigno di uno stallo intollerabile, che rischia di creare qualche increspatura anche nei rapporti (fin qui solidi) con il Partito Democratico. Bisogna decidere insieme le prossime mosse. Ma qualcuno, nei Cinque Stelle, dovrà assumersi la responsabilità di farlo. Senza suscitare invidie e diatribe. A Roma non hanno portato a nulla.