La spiaggia dei Conigli, il chiostro di Monreale, l’Ismett. E una sequenza di numeri da capogiro: dai 19 milioni per il Cnr di Catania ai 75 per la campagna See Sicily, promossa dal catanese Manlio Messina. Trenta secondi di stordimento, prima del tiggì, su tutte le reti nazionali. Per dire di aver speso a meraviglia i soldi del PO FESR, il Piano Operativo – Fondo europeo di sviluppo regionale. Soldi dell’Europa, che oltre a finanziare la Metropolitana di Catania o essere serviti per l’acquisto dei treni Pop, sono stati utilizzati (anche) per lo spot di fine legislatura del governo Musumeci. Una maionese impazzita che termina con una frase “sospetta”: il governo del fare. Da informazione a propaganda è un attimo.
Così le opposizioni si sono scatenate come locuste. Il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo, ha detto di aver presentato un’interrogazione all’Ars per sapere “con quali fondi la Regione Siciliana paga gli spot”, ma anche per evidenziare “il rischio che il governo Musumeci faccia un uso improprio di risorse europee per propagandare la sua – fallimentare – attività di governo”. La stessa riflessione sorge al Movimento 5 Stelle: “Altro che ‘governo del fare’, si pubblicizza l’attività dell’esecutivo ‘del nulla’ – scrivono i deputati – facendo propaganda con i fondi FESR che secondo quanto ci risulta dovrebbero essere utilizzati, piuttosto, per promuovere le risorse della Sicilia e non i tagli del nastro”. Già. C’è anche un taglio del nastro con Razza e Musumeci in prima fila, sorridenti. Doveva essere il tempo della semina, ma il governo fatica a gestire la bontà del proprio raccolto. Di “tanti progetti che oggi sono opere realizzate”.
Sullo sport sorgono spontanee alcune domande: quant’è costato, perché adesso e soprattutto per quanto ancora. Mancano sette mesi alla scadenza elettorale, e siamo certi che il governo – nonostante lo slogan mal riuscito – non abbia intenzione di menarsela così a lungo, propagandando un messaggio ai fini del consenso. Ecco perché la prima cosa che andrebbe chiarita è l’orizzonte temporale delle trasmissioni. Poi, la cosa che maggiormente inquieta: il costo. Barbagallo chiede a Musumeci “di chiarire i punti relativi ai costi imputabili per la realizzazione e la diffusione dello spot che contengono, secondo noi, profili oggetto dell’attenzione della Corte dei Conti”. Su questo, eventualmente, si pronunceranno i giudici contabili. Ma per ricostruire la catena della spesa basta affidarsi a un paio di documenti.
Il primo, risalente al 2021, riguarda la ‘Strategia di comunicazione del PO FESR’, in cui fra l’altro si ripercorre la dotazione finanziaria messa a disposizione dall’Europa per i nove assi prioritari, alias obiettivi tematici, cui si aggiunge un investimento da 100 milioncini per l’assistenza tecnica: ebbene, il budget complessivo per il periodo 2014-20 è di 4,557 miliardi, di cui il 75% provenienti dall’Europa e il 25 soggetto a co-finanziamento. La nota più curiosa, però, riguarda il budget messo a disposizione dell’Azione 11.2.1 “Informazione e Comunicazione”, che prevede per l’intero periodo di programmazione 2014-2020 una dotazione complessiva di 19,3 milioni di euro. La fetta più grossa della spesa – il 39% – si concentra nell’anno 2022.
Ma c’è un decreto del direttore generale della Programmazione, Federico Lasco, risalente al 23 marzo scorso, che spiega nel dettaglio come si è operato: considerato di dover dare attuazione alla campagna di comunicazione del PO comunitario “in modo da garantire la massima diffusione del programma (…) e nel pieno rispetto del target “conoscenza presso il grande pubblico” delle azioni intraprese”, si decreta di “procedere ad una procedura ristretta per l’acquisizione del servizio per l’imposto complessivo di 683.356,00 euro”. La spesa, viene specificato nell’atto del dirigente, graverà sull’Asse Prioritario 11 “Assistenza Tecnica al PO FESR Sicilia 2014/2020” ed in particolare l’Obiettivo Specifico 11.2 – Azione 11.2.1 “Informazione e Comunicazione”, per l’imposto stimato di euro 835.000,00 comprensivo di Iva e del contributo di Anac”.
Acquistare gli slot televisivi per mandare in rotazione lo spot sul “governo del fare” è costato alla Regione quasi 700 mila euro di soldi pubblici provenienti dall’Europa. Ma la differenza sottilissima, evidenziata dal M5s nella nota di cui sopra, è fra il pubblicizzare le risorse della Sicilia e mostrare, invece, i tagli del nastro, come quello che ritrae Musumeci alla fine del filmato da 30”. “Questa è promozione dell’attività politica – sbotta al telefono Barbagallo – Si chiama propaganda elettorale”. “Se Musumeci è stato costretto ad investire soldi pubblici per pubblicizzare il suo operato – sfottono i Cinque Stelle -, è evidente che di quello che ha fatto il suo governo, cavalli di Ambelia a parte, non s’è accorto quasi nessuno”.
Insomma, nella classifica delle priorità del governo della Regione, la campagna elettorale occupa senza alcun dubbio il primo posto. Con gli spot non è ancora finita. Come si evince da un altro decreto pubblicato sul sito del Dipartimento Programmazione della Regione siciliana, che porta la firma del dirigente generale del Dipartimento Sport e Spettacolo, dottoressa Lucia Di Fatta, è stata prenotata una somma di 1,4 milioni di euro per l’attuazione “di una campagna promozionale del programma See Sicily” e “il contestuale rafforzamento del brand “Sicilia” da realizzarsi sui principali network televisivi nazionali”: Rai, Mediaset, Rete 8, Canale 9, Sky e persino TV 2000, ritenuta “importante per il segmento del turismo religioso”.
See Sicily è l’iniziativa inserita dall’assessore Manlio Messina nella Finanziaria di guerra del 2020, anch’essa a valere sul piano operativo FESR (e per questo, ripresa dallo spot del “governo del fare”) che ha già goduto di un’ampia diffusione nei mesi scorsi. E’ andata sui panel delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti, e andrà pure sulle principali radio italiane (per altri 240 mila euro: anche questi prenotati per tempo, con decreto del 22 febbraio). Apparire non è mai stato così importante, ed è anche giusto promuovere la bellezza. Ma qui l’abilità sta nel saper cogliere la differenza tra promozione del territorio e promozione dell’attività politica. A pochi mesi dal voto non sono ammessi equivoci. Specie se ci vanno di mezzo i soldi destinati ai siciliani.