Per capire che fine abbiano fatto i sogni di gloria di Schifani e del “terzo vettore” siciliano, una sorta di compagnia di bandiera a tinte gialle e rosse, bisogna scomodare la leggenda di Icaro, che si fece prendere dall’abbrezza del volo e, una volta avvicinatosi troppo al sole, cominciò a squagliarsi. Così Aeroitalia: l’anno scorso venne accolta dal presidente della Regione come la panacea di tutti i mali, ma pochi mesi dopo s’è rivelata un bluff. Avrebbe dovuto rappresentare la concorrenza a Ita e Ryanair, accusate di fare cartello aumentando le tariffe (specie sotto le feste), e sfidate con un ricorso all’Antitrust da parte della Regione (ignorato); ma l’ultima notizia in ordine di tempo è che Aeroitalia ha ridotto alcune tratte sia dall’aeroporto di Comiso che da quello di Catania, lasciando i passeggeri potenziali sull’orlo di una crisi di nervi.
Dopo aver consumato alcune figuracce, come l’annuncio del collegamento dal ‘Pio La Torre’ a Napoli (sparito dal sito dopo le primissime prenotazioni), Aeroitalia quasi in sordina sta continuando a sforbiciare il proprio impegno sugli scali della Sicilia orientale. A pagarne le conseguenze, manco a dirlo, è l’aeroporto di Comiso, su cui la compagnia diretta da Gaetano Intrieri e Paolo Corona (consulente di Gesap e meglio noto come “l’uomo di Schifani” dalle parti di Punta Raisi), si era catapultata dopo l’addio di Ryanair la scorsa primavera. Schifani si giocò l’asso nella manica, annunciando l’avvento di un vettore che poco dopo sarebbe comparso anche sui radar di Catania e Palermo. Ma oggi quella stessa compagnia, dopo aver sospeso gli operativi invernali su alcune tratte (come Pisa e Bologna, anche in questo caso con scarso preavviso), è andata oltre: nei mesi di aprile e maggio i collegamenti settimanali con Roma passano da 6 a 4; quelli con Bologna da 3 a 2. Si volerà anche per Pisa, salvo sorprese, un paio di volte a settimana.
Ma non è tutto. Perché le cesoie di Aeroitalia colpiscono anche Catania, dove a differenza di Comiso, scalo quasi monocolore, vige una certa concorrenza: la frequenza del Fontanarossa-Bergamo scende a bisettimanale, mentre per Fiumicino si partirà tre volte al giorno e non più quattro (tranne il giovedì). Anche per la stagione invernale si era assistito a riduzioni consistenti per Roma, sia da Catania che da Palermo. Mentre da Punta Raisi, già lo scorso aprile, era stato cancellato il diretto per Orio al Serio, dopo il solito annuncio imbarazzante. Insomma, con Aeroitalia funziona che prenoti un volo, ma non sai se potrai usufruirne. Questo è accaduto e continua ad accadere prevalentemente a Comiso, l’unico aeroporto siciliano ad aver chiuso in perdita (per passeggeri) nel 2023.
Oggi Schifani rilancia con la soluzione cargo perché, forse, intravede che il destino dello scalo è attaccato a un respiratore. E quindi cerca di intraprendere una strada alternativa per non buttare via il bambino con tutta l’acqua sporca: “La realizzazione dell’area cargo e la trasformazione dell’aeroporto di Comiso in una realtà operativa a servizio dell’utenza iblea – scrive il governatore sui social -, rappresenta una scelta non più rinviabile. Le potenzialità di crescita per quell’area sono sotto gli occhi di tutti e per coglierle bisogna investire in infrastrutture strategiche per la veicolazione dei prodotti agroalimentari siciliani sui principali mercati del mondo”. L’idea, che di per sé lascia il tempo che trova, andrebbe accompagnata (forse) con una ramanzina nei confronti di Aeroitalia, che in pochi mesi ha ridotto drasticamente il proprio operativo e che, soprattutto, è una delle compagnie a beneficiare dei ristori della Regione per aver aderito all’Avviso esplorativo sugli sconti per i residenti.
La “nostra” compagnia di bandiera è stata la prima. Ha fatto da apripista alle altre e ha adeguato i sistemi di prenotazione. L’occasione era di quelle ghiotte. Da un lato avrebbe potuto alzare le tariffe in base alle richieste del mercato (come Ryanair e Ita), venendo meno alla promessa di prezzi calmierati; dall’altro avrebbe potuto usufruire del malloppo regionale per garantire uno sconto – neutralizzato dai rincari – del 25% ai residenti in Sicilia e il 50 ad alcune categorie speciali (studenti compresi). Un bell’affare. Che in molti casi – per ammissione dello stesso Schifani – ha aperto a fenomeni di speculazione. Il discorso è generale, non riguarda Aeroitalia. Resta, tuttavia, una condotta che ha poco a che fare con la serietà richiesta dai passeggeri, che, come detto, si ritrovano a prenotare un volo senza la garanzia di poterne usufruire o di essere ri-protetti adeguatamente. Sui social montano proteste e lamentele. La più edulcorata è che siamo di fronte a una compagnia “inaffidabile”.
Il tentativo di stupire i siciliani col “terzo vettore”, che avrebbe riportato i prezzi a livelli di guardia, è stato un flop. I prezzi continuano a salire in prossimità delle feste, come dimostra l’ultimo Natale; e anche l’ordinarietà, specie da alcuni aeroporti, non è mai garantita. A Comiso, peraltro, Aeroitalia potrebbe cancellare in futuro anche la coincidenza con Roma, semmai venisse aggiudicato il bando della continuità territoriale (con prezzi realmente calmierati) che da anni, ormai, va deserto. Insomma, la prospettiva è anche peggio dell’attualità, ma il presidente della Regione, che dice di avere a cuore lo sviluppo dell’isola sotto il profilo infrastrutturale e turistico, perché non interviene mai? E perché, dopo aver fatto da testimonial all’avvio delle operazioni di quella compagnia, non si è prodigato a redarguirla quando necessario? E ancora: perché Ryanair, che ha rifiutato di aderire all’Avviso sugli sconti, è stata accolta con tutti gli onori di casa, a Catania, dopo aver minacciato la rottura a metà dello scorso anno?
Piccolo inciso: la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, la Sac, è la stessa che gestisce da Comiso. Ed è quella che litigò furiosamente con gli irlandesi – per cosa non è ancora chiaro – lo scorso anno, facendoli scappare dal Ragusano. Oggi su Fontanarossa si è trovata la quadra, su Comiso no. “In caso di abolizione della tassa sul turismo – ha detto il Ceo di Ryanair, Eddie Wilson, lo stesso che definì “spazzatura” le frasi di Schifani sul cartello – sono disposto a tornare subito”. Per i calcoli di Ryanair si tratta di una tassa che priva la Sicilia di 3 milioni di passeggeri e di 600 milioni in termini di indotto. “Toglierla – ha detto Wilson parlando in conferenza stampa a Catania e Palermo – significherebbe far crescere l’economia e incentivare tutte le compagnie aeree a mettere più capacità in Sicilia, con costi di conseguenza più bassi”. Già, ma che ne sarebbe di Aeroitalia? Il vettore scelto per ampliare la concorrenza, sta cadendo sotto i colpi del mercato. O almeno questa è l’impressione.