Si doveva partire il primo, e siamo già al 5 dicembre. Un piccolo ritardo, fa niente. Tutti coloro che avranno acquistato i biglietti aerei dal 10 novembre in poi, per Roma e per Milano, avranno l’opportunità di richiedere un rimborso del 25 o 50 per cento. Il vero problema, adesso, è “come”. L’assessorato alle Infrastrutture, senza nemmeno illustrare come funziona, ha attivato ieri una piattaforma digitale per chiedere gli sconti. Basterà – si fa per dire – accedere con la Carta d’identità elettronica o con lo Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, indicare i requisiti del beneficiario (coi documenti che comprovano la frequenza scolastica, l’ISEE o la disabilità al 67%), caricare i dati del proprio Iban, infine allegare il biglietto e la carta d’imbarco. E il gioco è fatto.

Chi non è molto pratico di cose digitale dovrà farsi aiutare o, magari, sperare che qualcuna delle compagnie aderenti all’Avviso pubblico della Regione (Aeroitalia, Ita Airways e Wizzair), decidano di inserire una voce (‘residente in Sicilia’) e un flag – modificando il sistema di prenotazione alla fonte – per fare in modo che lo sconto venga applicato subito e non a rimborso. Sarebbe un segnale di serietà e non mancano i precedenti da cui prendere spunto (ad esempio la Dat, che opera in continuità territoriale su Lampedusa e Pantelleria). Il problema, però, è che fra gli annunci e la loro applicazione burocratica, pedissequa se vogliamo, c’è un enorme vulnus da colmare. E magari, evitando qualche passerella – come alla Coppa d’Assi o all’Osservatorio di Isnello – il presidente Schifani avrebbe potuto utilizzare il lungo weekend per mettere a punto, d’accordo con le stesse compagnie aeree, un sistema congruo ad accelerare le pratiche già aperte.

Invece sembra che alla Regione vada di moda il sistema inverso: rendere tutto facile a parole, e complicatissimo nella pratica. Nell’ultima comunicazione ufficiale prima del lancio, il 24 novembre scorso, il presidente Schifani aveva comunicato di far valere gli sconti anche per chi avesse volato con compagnie diverse da quelle aderenti al bando (tipo Ryanair o Easyjet). L’obiettivo è coinvolgere anche i più riluttanti: ci sono a disposizione 33 milioni di euro, di cui una fetta proveniente dall’applicazione del principio di insularità, e poterne usufruire non implica il dovere (morale) di abbassare le tariffe. Le compagnie, come suggerito da molti addetti ai lavori, potrebbero continuare ad applicare i loro algoritmi un po’ pazzerelli, far salire i prezzi, e guadagnarci comunque (cosa che sta puntualmente accadendo). Mentre ai passeggeri rimarrebbe l’illusione di aver risparmiato qualche manciata di euro.

Ma incrociare logiche di buon senso e logiche di mercato è un’operazione assai ardua. Resta in mezzo l’incapacità della politica di concordare una linea univoca su cui far convergere: ad esempio, si sarebbe potuto decidere che entro il 5 giugno, non più tardi, tutte le compagnie aderenti all’Avviso avrebbero dovuto adeguare i sistemi di prenotazione, rendendo l’applicazione degli sconti più equa e immediata (qui invece siamo al bonifico da parte della pubblica amministrazione, chissà quanto ci vorrà). Fissando delle regole, ma soprattutto delle certezze anche per i meno avvezzi all’utilizzo della tecnologia (intere famiglie si ritroveranno davanti a un pc alla vigilia di Natale per compilare i dati sull’ISEE…).

Questa immensa prateria fra il dire e il fare, Schifani non è stato in grado di colmarla nemmeno nei dodici mesi dal suo insediamento. Perché a ogni denuncia del caro-voli è coincisa una reazione uguale e contraria: da parte di Ryanair, che ha abbandonato Comiso e definito “spazzatura” le accuse sulla presenza di un cartello con Ita; da parte dell’Antitrust, che dopo aver archiviato la prima denuncia con un nulla di fatto, si comporterà allo stesso modo con la seconda; e da parte di tutte le compagnie, compresa l’amica Aeroitalia, che anziché mostrarsi sensibile alle rimostranze del governatore, continuano ad aumentare i prezzi in entrata e in uscita dalla Sicilia. Specie nel periodo critico delle festività.

Se oggi un biglietto Palermo-Fiumicino sfora i 400 euro, al netto del costo del bagaglio, non è certo colpa di Schifani. Le sue responsabilità si manifestano laddove, illudendo se stesso e i siciliani, annunciava che sarebbe cambiato tutto grazie alla sua battaglia, facendola diventare un perno della sua azione politica (per il resto quasi nulla). L’applicazione di uno sconto del 25% sul biglietto di un fuorisede che vuole rientrare a casa per le vacanze, è un aiutino – si parlava di un tetto massimo di 75 euro per singola tratta – ma non risolve il problema nella sua complessità: cioè la mancata equiparazione della Sicilia (e della Sardegna) alle altre regioni. Dovrebbero essere avvantaggiate, dal momento che l’aereo è l’unico mezzo per spostarsi, e invece si ritrovano danneggiate.

Anche la possibilità di uno sconto, forse, andrebbe ricalibrata su più destinazioni (Aricò su questo ha lasciato uno spiraglio futuro): non si capisce per quale strano motivo chi arriva da Roma o da Milano dovrebbe essere considerato un cittadino di Serie A, e chi proviene da Bologna o Verona, invece, uno di Serie B. Purtroppo la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Anche se a suggerire di fare le cose di fretta, è stata la sostanziale disperazione per aver sprecato un anno di tempo in battaglie sterili, non sostenibili sotto il profilo giuridico e amministrativo (come rivelano le ultime posizioni dell’Autorità garante per il mercato e la concorrenza).

Allargando un po’ di più l’obiettivo, esiste un problema di politica – gli assessori di molti rami non hanno brillato per iniziativa né per soluzioni – ed esiste un problema di burocrazia, che subentra quando la politica non è in grado di fornire garanzie. A quel punto il sistema si impalla e vengono fuori soluzioni approssimative, transitorie, incomplete. Al battesimo del piano-sconti, Schifani aveva annunciato il dimezzamento delle tariffe (al 50 per cento, quindi) anche per gli anziani con più di 65 anni, i viaggiatori per ragioni sanitarie, i giovani under 26, gli atleti agonisti, i dipendenti con sede di lavoro fuori dalla regione. Categorie che a seguito di una prima, immediata revisione sono sparite dal computo. Poi aveva chiesto di applicare gli sconti per i biglietti che fossero superiori ai 50 euro (ma anche questa proposta è stata cassata in seguito a un intervento di Ryanair). Infine aveva promesso che le compagnie avrebbero adeguato i propri sistemi di prenotazione, e invece ha dovuto creare una propria piattaforma per garantire l’esigibilità del rimborso, almeno in questa fase iniziale. In questo giochino perverso, in cui all’annuncio segue sempre una paralisi (o, se va meglio, una buona dose di confusione) c’è molto da perdere e quasi nulla da guadagnare. Tranne che per le solite compagnie.