La maggioranza di governo lentamente si inabissa. Ha retto finché ha potuto, poi, all’apertura della votazione, è andata sotto su un disegno di legge di Bernadette Grasso, assessore alla Funzione Pubblica. Un provvedimento sulla semplificazione amministrativa che la stessa giunta Musumeci aveva posto all’attenzione di Sala d’Ercole. Dopo che la seduta è stata rinviata più volte per l’assenza del numero legale, il presidente Miccichè – nonostante il brusio di sottofondo di un’aula sguarnita, specie fra i banchi della maggioranza – non ha potuto esimersi dal mettere la questione ai voti. Col risultato che il disegno di legge è stato bocciato e rispedito in Commissione. Uno dei pochi reduci dell’esecutivo era Toto Cordato. L’assessore al Territorio e Ambiente ha provato a difendere l’indifendibile, cioè i fantasmi dei suoi colleghi di coalizione, facendo leva sul buonsenso: “Una maggioranza non c‘è mai stata – ha esordito Cordato, prima della votazione -, ma ci sono due coalizioni: una di maggioranza e una di opposizione. Questo ddl non ha nulla di politico perché guarda alla semplificazione della burocrazia e alle imprese. Visto che il presupposto di questo ddl è la piena condivisione del testo fra maggioranza e opposizione allora, chiedo all’opposizione di contribuire all’approvazione della legge attribuendosene il merito. Domani, altrimenti, dovremo dire agli imprenditori che attendono questa legge che non l’abbiamo approvato per un problema meramente politico”. E’ quello che succederà. L’opposizione ha bocciato il provvedimento del governo e, sommessamente, il suo atteggiamento sbagliato. Condannando l’Ars all’ennesimo rallentamento e Musumeci, silente, all’ennesima figuraccia.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
Il governo non ha i numeri ma insiste
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