Il 5 per cento di sconto per viaggiare su treni fatiscenti; il 25% per volare a casa sotto le Feste (mentre i biglietti subiscono un’impennata del 30); qualche decina di euro per alleggerire il conto del bollo auto. Le misure della Regione siciliana non mirano allo sviluppo, semmai all’elemosina. Andare a Roma col piattino in mano e pietire maggiori risorse, ogni tanto paga. Anche se lo Stato non c’entra: anzi, Salvini s’è reso protagonista dello “scippo” dei fondi europei che tanto ha fatto arrabbiare Schifani. Quello è il vero errore da matita blu, meritevole di una segnalazione all’Antitrust. Scherzi a parte, il governo continua a seminare promesse e illusioni lungo il suo percorso ancora troppo giovane. Si accontenta delle briciole (come i pochi milioni frutto del riconoscimento in Costituzione delle condizioni svantaggiose causate dall’insularità) e le restituisce ai siciliani come fossero aiuti reali.
L’ultimo esempio è dato dal contratto di servizio sottoscritto con Trenitalia. Prima di parlare di ferrovie serve però la solita premessa. Per arrivare da Siracusa a Trapani, attraversando la Sicilia, si impiegano decine di ore e servono svariati cambi. Adesso sì che possiamo addentrarci nel tema. Il nuovo contratto con Trenitalia, stando alla nota entusiastica di Palazzo d’Orleans, porterà a “un sensibile incremento dei servizi, un potenziamento delle infrastrutture e dei convogli e una riduzione”, udite udite, “del 5 per cento del costo dei biglietti”. Il cinque. Il contratto avrà validità decennale e per quei pochi fortunati che pigliano ancora il treno, magari, servirà a qualcosa. Forse per i pendolari appiedati di frequente dall’Ast, la compagnia regionale diroccata che spera in continue ricapitalizzazioni per non chiudere baracca e burattini.
Tornando al contratto di servizio con Trenitalia, sembra di sfogliare il libro dei sogni che non tiene conto, non abbastanza, delle condizioni surreali in cui versano le ferrovie siciliane. Lo ricordiamo noi: per raggiungere l’aeroporto di Punta Raisi con il treno diretto da Agrigento (collegamento inaugurato qualche giorno fa) servono due ore e mezzo di traversata; inoltre, prima che cominciassero i lavori per l’ammodernamento della Palermo-Catania, finanziati dal Pnrr, nell’Isola c’erano 1.146 km a binario unico (una buona parte nemmeno elettrificata) e appena 223 a doppio binario. Detto che si farà qualche passo avanti grazie all’introduzione dei treni ad “alta capacità” (l’alta velocità è un’altra cosa), bisogna stare sempre in guardia con gli annunci. E misurare le parole.
La Regione invece riferisce di “un ulteriore investimento regionale di oltre 300 milioni per l’acquisto di 23 nuovi treni, tra i quali quelli che viaggeranno sulla Palermo-Catania a 200 km/h, e sei nuovi convogli a doppio piano da impiegare sulle linee a maggiore richiesta commerciale”. Suonano beffarde, invece, le parole dell’assessore Aricò: “Questo nuovo contratto di servizio ci consentirà di ottenere grandi risultati e di migliorare sensibilmente la mobilità in Sicilia. Dal primo gennaio, per esempio, il costo previsto dei biglietti subirà una riduzione del 5 per cento e resterà invariato per i prossimi 4 anni”. Ma cosa vuoi che sia il 5 per cento rispetto all’impossibilità – reale – di metterci piede su un treno. Ci sono intere province isolate, come quella di Ragusa, e zero prospettive che le cose migliorino.
Eppure fanno passare lo sconticino come risolutivo. All’elemosina ottenuta da Trenitalia e trasferita ai siciliani, si aggiunge quella del trasporto aereo. Il 25% di sconto per i residenti che a partire dal 10 novembre scorso si sono spostati dalla Sicilia verso Roma e Milano (o viceversa). In aereo ovviamente. All’Avviso esplorativo hanno aderito in tre, e Wizzair non ha ancora aggiornato i sistemi di prenotazione. L’hanno fatto Aeroitalia e Ita, la compagnia di bandiera, che pertanto si sono concesse il lusso di ottenere i rimborsi da parte della Regione e, al contempo, stressare gli algoritmi facendo salire il prezzo dei biglietti. L’aumento medio rispetto al 2022, dal 20 al 30 per cento, si aggiunge ai ristori regionali. I siciliani che sono convinti di risparmiare qualche decina di euro, in realtà pagheranno sempre uguale (se non di più). E’ l’illusione di una narrazione distorta. Inoltre, chi ha prenotato il volo prima del 5 dicembre, dovrà attendere pazientemente che sia la Regione a emettere il rimborso. Sapete quanto è costata questa operazione a Palazzo d’Orleans? 33 milioni complessivi (per ora) di cui 15 a valere sul bilancio regionale. Il resto ce lo mette Roma: è una forma di “compensazione” rispetto alla condizione d’insularità evidenziata alle recenti modifiche all’articolo 119 della Costituzione. Sempre poco.
Sfogliano le prime pagine della Legge di Stabilità, o anche soffermandosi sui primi articoli votati dall’aula, non può passare inosservata un’altra misura che tanti benefici sta portando alle casse di Palazzo d’Orleans. Per i siciliani però non sarà mai una svolta, semmai un piccolissimo incentivo a non evadere il bollo auto. Dopo aver “sanato” il pregresso attraverso l’abbattimento degli interessi di mora alla fine del 2022 – prorogando più volte i termini – anche stavolta maggioranza e opposizioni si sono accordate per regalare una manciata di spiccioli: per i contribuenti in regola con la tassa automobilistica verrà applicato uno sconto del 10 per cento, a cui sarà possibile sommare un ulteriore 10 per cento se sceglieranno la domiciliazione bancaria del tributo. Inoltre, per i primi sei mesi del 2023, è confermata la cancellazione di sanzioni e interessi per coloro che intendono mettersi in regola sugli arretrati del bollo auto dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2022. Questa elemosina a fronte di un +30% d’incassi registrato dall’assessorato al Bilancio rispetto al 2022 (la proiezione è di 425 milioni).
Un altro ragionamento parimenti utile, che colpisce alcuni settori in crisi (anch’essi destinatari di elemosina), va fatto con i 5 milioni di contributo a fondo perduto rivolti a edicole e agenzie di distribuzione e stampa per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19. Stiamo ancora combattendo col Covid, anche se le edicole, per la verità, devono combattere ogni giorno con mille altri problemi, tra cui il più grande: la crisi dell’editoria, che di per sé non genera vendite. Ad ogni modo il contributo concesso alle edicole non potrà superare il limite di 5 mila euro per ciascuno dei soggetti ammessi (il plafond complessivo è di 4,2 milioni). Alle agenzie di distribuzione e stampa, invece, vanno 800 mila euro. Il beneficio verrà erogato in parti uguali a tutti i richiedenti fino a un massimo di 100 mila euro ciascuno, nel caso di imprese già operanti al 31 dicembre 2018, e per un massimo di 30 mila euro ciascuna per quelle non ancora operanti a quella data. Al comparto dell’editoria e del giornalismo, non più di tardi qualche settimana fa, erano stati destinati 2,2 milioni “per contenere la spirale negativa che, da tempo, interessa il settore non solo localmente, ma a livello nazionale e globale”, diceva l’assessore Falcone.
Tra le tante elemosine, in entrata e in uscita, la peggiore rimane quella segnalata da Cateno De Luca nella sua battaglia ancestrale contro il Ponte di Salvini: “Questo Governo ha regalato oltre 1 miliardo e 200 milioni al ministro Salvini per realizzare il Ponte sullo Stretto. Ed il ministro Salvini avendo ben compreso con chi ha a che fare ne ha approfittato per rapinare altri 700 milioni di euro di fondi sviluppo e coesione a titolarità statale per interventi infrastrutturali in Sicilia. Non solo il presidente Schifani si sta facendo scippare i soldi, ma in cambio – asserisce Scateno – non sta chiedendo nulla, appena 300 milioni di euro per chiudere semplicemente il bilancio 2023”. Sono le risorse aggiuntive garantite dall’Accordo chiuso col Ministero dell’Economia a ottobre (lo stesso che ha riaperto i concorsi e regolato gli accantonamenti utili al recupero del disavanzo). Elemosine su elemosine. Che sanno di resa.