Il governo che non governa

Il presidente della Regione Renato Schifani, regista di un sottogoverno a tinte azzurre (foto Mike Palazzotto)

Tutti gli impegni assunti da Schifani derubricati a mere enunciazioni di principio, mentre la campagna elettorale avanza e l’assenza di governo va rivelandosi sempre più pesante. La Sicilia s’è ridotta a terra di illusioni e passerelle, come quella della premier Giorgia Meloni che sembrava sbarcata al Teatro Massimo di Palermo per concedersi ai mega selfie imbastiti dai candidati di Fratelli d’Italia e dai sindaci di Serie A (quelli di Serie B non hanno ricevuto un centesimo). In realtà era lì per consegnare al governatore dell’Isola un pacchetto di aiuti da 6,8 miliardi, equivalente all’ammontare dei Fondi di Sviluppo e Coesione, per rimediare ad anni d’incuria e arretratezza.

Tra le varie voci sono spuntati i dissalatori, cioè una delle iniziative pensate dalla sedicente cabina di regia istituita a Palazzo d’Orleans il mese scorso per rimediare ai danni della siccità e del vuoto politico. Schifani, prima di riunire i tecnici più preparati della terra e aver diffuso un vademecum per il razionamento dei consumi idrici, aveva chiesto una mano allo stesso governo nazionale che lunedì scorso ha portato in dote le risorse europee. Che all’epoca, però, aveva risposto picche al piano d’aiuti di oltre 700 milioni illustrato dal governatore. Ne ha ottenuti venti per acquistare le autobotti ai Comuni. Così ha deciso di mettere mano al portafogli con un paio di iniziative utili a placare – ma non è bastato – la protesta di allevatori e agricoltori attoniti, oltre che di Coldiretti, il braccio “armato” del ministro (amico) Lollobrigida. In una lettera rivolta all’associazione, Schifani ha ribadito come la Sicilia stia soffrendo a causa della più grave siccità degli ultimi 50 anni e come, oltre alle briciole romane, ne siano in arrivo delle altre da parte del suo governo: 10 milioni destinati all’acquisto di foraggi e al trasporto di acqua per le aziende zootecniche e 3 milioni per il finanziamento di progetti per la ricerca di nuove fonti idriche, per la valutazione della possibilità di riattivare alcuni dissalatori e per la realizzazione di condotte idriche per alleviare le condizioni di crisi di alcune aree dell’Isola.

Pochi soldi che non risolveranno un bel niente, e nel frattempo neppure una pioggerellina nonostante le frequenti danze invocatrici. A Palermo e in tutta la Sicilia, piuttosto, s’invocano misure e provvedimenti anche per contrastare la vetustà dell’organico del Corpo Forestale. Ma anche in questo senso le risposte latitano: siamo fermi al decreto dell’ex assessore Sammartino, a che a seguito di approvazione dell’Assemblea regionale, riconosceva – agli stessi precari di sempre – 23 giornate lavorative in più. Saranno i soliti operai a contrastare gli incendi, giacché non si è fatto un concorso e l’unica procedura utile – per 46 agenti forestali, quelli destinati agli uffici – è finita con un buco nell’acqua a causa dei soliti favoritismi familistici. Non c’è una riforma e non bastano le proteste ad innescare la scintilla (e la vergogna). A scatenare un moto d’orgoglio della politica, che la faccia convergere verso l’azione piuttosto che sui comizi e la campagna elettorale. Niente.

Nonostante le promesse dell’assessore alla Salute Giovanna Volo, l’invisibile, è rimasta in canna anche la nomina dei manager della sanità. Se ne discute da un anno, sono subentrati rinvii, liti, discussioni nei retrobottega, incomprensioni, casellari giudiziari ingombranti, dubbi sulle reali competenze dei protagonisti; e il risultato è che al 1° giugno 2024 le Aziende del servizio sanitario continuano ad essere commissariate. Nessuno dei manager si assume la responsabilità di programmare o pianificare da qui ai prossimi tre anni. Ci si attiene scrupolosamente al fermo biologico, che investe il campo dei concorsi e delle procedure di stabilizzazione. “Perché c’è la campagna elettorale”. E talvolta s’impigliano anche i pagamenti ai convenzionati – che sarebbero ordinaria amministrazione – a causa di personaggi e funzionari poco zelanti.

Per non parlare dell’aspetto sanitario della vicenda: i pronto soccorso sono un campo di battaglia, gli ospedali sono carenti di medici, il personale in servizio non regge il carico di lavoro. I pochi operatori sanitari arrivano dall’estero grazie a un Avviso diramato dalla Regione per il reclutamento di personale extra UE. Le liste d’attesa, checché ne dica Schifani, continuano a crescere e proliferare. Tanto da rendere necessaria una postilla nei contratti dei futuri direttori generali: se fallite sulle liste d’attesa, siete fuori dopo un anno. Sempre che riescano a farli insediare…

Se il presidente della Regione si dedicasse al governo con la stessa ambizione e passione con cui si dedica al sottogoverno, molti problemi sarebbero risolti da tempo. Invece in quasi due anni non è successo praticamente nulla. O meglio: sia Gaetano Armao che Simona Vicari sono stati assunti a libro paga dei siciliani per diventare esperti, relativamente, nel settore delle questioni extraregionali e dell’Energia e dei Trasporti. Toni Scilla ha preso in mano la pesca, dato che non c’è più l’assessore titolare Sammartino. E lo staff del presidente, con in testa il fidatissimo Marcello Caruso, ha superato il primo restyling. Solo la Sinfonica è passata di mano: non c’è più Andrea Peria Giaconia, l’ex sovrintendente che a causa dell’incompatibilità manifesta ha messo a rischio i bilanci dell’istituzione lirica del Politeama, e nemmeno il Cda, decaduto; c’è soltanto la povera Margherita Rizza, nominata commissaria (un’altra!), cui spetta il compito di rimuovere le macerie e portare avanti la stagione concertistica. La deputata dei Cinque Stelle Roberta Schillaci, in commissione Cultura, le ha già presentato la lista della spesa: “Stabilizzazione degli orchestrali, assunzione di nuove figure competenti, confronto diretto con i sindacati e nomina immediata di un nuovo sovrintendente”.

Insomma, le chiedono di fare ciò che non ha mai fatto nessuno – ricordate l’interregno col Balilla e Nicola Tarantino da commissario straordinario? – e che soprattutto non si potrà fare senza le solite ingerenze della politica. Il cui unico interesse, come detto, è l’occupazione delle caselle del sottogoverno e la distribuzione di qualche incarico (nel peggiore dei casi una parcella), lasciando il resto a marcire. In questo lungo tempo di transizione chiamato campagna elettorale, il governo – quasi sempre assente in aula – non ha avuto nemmeno la dignità di presentare all’Ars una proposta di dibattito da sviluppare. E SeeSicily no, e la siccità no. Scommettiamo che fra qualche settimana si ripartirà dalle province?

Alberto Paternò :

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