Siamo alle solite. Mentre la Sicilia attraversa una depressione economica con pochi precedenti – i dati che fanno più impressione sono la contrazione del Pil (-7,8%) e la flessione dell’occupazione nell’ultimo trimestre (-4,8%) – l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, si appella all’interventismo (altrui, però): “Per invertire la tendenza – scrive nelle premesse al Defr, il documento di Economia e Finanza regionale – sono necessari sostegni finanziari efficienti e tempestivi nell’immediato, proprio per far fronte agli effetti più devastanti e paralizzanti della chiusura delle attività e della vita sociale”.
Fra gli interventi, Armao dimentica di inserire il via libera all’ultima Finanziaria regionale. Che a dispetto delle misure e del valore complessivo (1,5 miliardi, mica bruscolini) è ancora in attesa di un cenno dalle commissioni di merito dell’Ars e della bollinatura di Roma e di Bruxelles, dopo che per circa due mesi Palazzo d’Orleans (Musumeci, Armao, la ragioneria generale, i dipartimenti) hanno cercato di produrre una delibera per riprogrammare una parte dei fondi con cui attivare le misure medesime. Più di due mesi per 399 milioni complessivi, di cui una parte ingente sottratta agli investimenti.
Investimenti è l’altra parola chiave. Gli stessi “investimenti che – per l’assessore – rimettano in moto l’economia regionale che corre il rischio di avvilupparsi in una sindrome depressiva”. Se da un lato ritagli 110 milioni al progetto del nuovo porto di Gela, 50 milioni ai lavori dell’anello ferroviario di Palermo, 6 milioni alla tratta ferroviaria da Castelbuono a Ogliastrello – con la scusa di imbastire una manovra anti-Covid per famiglie e lavoratori in difficoltà, o per dotare la didattica a distanza degli istituti scolastici – nel Defr non puoi richiedere “investimenti straordinari localizzati nel Sud ed in particolare in Sicilia per far fronte ad una crisi che sta dilaniando il paese”. Perché tu Regione, sei la prima a dare il cattivo esempio. A meno che la politica non si riduca a chiedere, senza dare mai. Gli investimenti, d’altronde, sono sempre quegli “degli altri”.
La Regione di investimenti non ne fa, e si limita a bloccare quelli sostenibili con la programmazione comunitaria (e qui le colpe di chi sono?). “Ci sono tutte le premesse – insiste Armao nel Defr – perché la Sicilia possa tornare a crescere utilizzando gli investimenti europei, quelli statali (se rispettosi della clausola del 34%), e soprattutto lo strumento della fiscalità di sviluppo, ritornando ad investire in infrastrutture materiali, strade ed autostrade, ma anche digitale, ed immateriali (conoscenza). La Regione – ed è qui che la riflessione si fa interessante – ha dimostrato di credere in questa prospettiva di ricostruzione a partire dalle ingenti risorse convogliate dalla legge di stabilità per il 2020 e dal pieno impiego delle risorse europee”. La realtà dice altro.
L’assessore a tratti sembra contraddirsi, ma è coerente nel lamento. Quello nei confronti di Roma, s’intende. Ed è qui che rievoca la solita, arcinota, questione: “Sul piano dell’autonomia finanziaria – scrive Armao – il Governo regionale ha (…) predisposto lo schema di norme di attuazione” dello Statuto “incentrate su: corrispondenza tra spettanza del prelievo e funzioni, condizione di insularità, fiscalità di sviluppo. Norme di attuazione presentate a Roma nell’agosto del 2018, che il Governo statale si era impegnato a varare entro settembre 2019 e che, come confermato dal Ministro dell’economia, potrebbero vedere la luce, quantomeno per le funzioni di rilevanza maggiore, tra l’autunno e la fine dell’anno. Si aggiunge, a seguito degli effetti della pesante crisi economica post-pandemica, il tema del ristoro per le previste minori entrate che lo Stato deve coprire integralmente non potendo la Regione operare in deficit né accendere mutui per coprire spesa corrente e della modifica delle norme di attuazione sul ripianamento del disavanzo sulle quali deve definitivamente pronunciarsi la Commissione paritetica”. Insomma, un classico: prima tocca allo Stato. Per il resto si vedrà.