In molti vedono in lui il “delfino” di Nello Musumeci, termine fastidioso quanto è fastidioso conoscere la fine dei “delfini” per antonomasia, quelli di Berlusconi: da Fini ad Alfano, per intenderci. Che Ruggero Razza sia a tutti gli effetti, però, il braccio operativo del governatore è sotto gli occhi di tutti. Un giovane brillante, arrivato presto alla politica, ma per nulla interessato a cavalcare l’onda a vita. “Oggi sono stato in Tribunale, avevo tre processi in corso”. Che non lo riguardano personalmente – Razza non ha una sola macchia sul cursus honorum – ma fanno riferimento alla sua professione da penalista, che fra un impegno istituzionale e l’altro riesce ancora a svolgere: “Quando sono stato nominato assessore alla Sanità mi sono posto il problema di sospendermi dall’ordine degli Avvocati. Poi ho scelto di rinunciare ai contenziosi per i quali si sarebbe potuta porre la mia incompatibilità. E penso di aver scelto bene. Tornare in Tribunale ha un valore simbolico: mi ricorda che ognuno di noi deve campare del proprio lavoro e che gli impegni politici sono soltanto temporanei”.

La chiarezza espositiva, la natura dei contenuti, i simboli di una battaglia condotta insieme. Nella mente di Razza è tutto molto chiaro e ben delineato. Persino lo stato comatoso della terra di Sicilia lo preoccupa sino a un certo punto. Vede anche lì uno spiraglio, perché è un giovane cresciuto in fretta e ripone nell’uomo, nel brav’uomo di turno, una fiducia sconfinata: “Il problema della nostra Regione è non essere stata governata per troppo tempo. Crocetta non è stato né efficiente né efficace. Fra cinque anni vogliamo lasciare la Sicilia in condizioni migliori rispetto alle attuali. E’ un progetto possibile, anche se ogni giorno il governo è esposto a un lavoro massacrante”.

La presenza di Musumeci sembra fortificare l’animo di Razza, che per Musumeci si spende dalla fine degli anni ’90, quando tornato dalla scuola militare “Nunziatella” di Napoli, comincia un percorso politico nell’ambito dell’università e dei partiti. Prima con Azione Giovani, l’emanazione “verde” di An, poi con Alleanza Siciliana, infine con La Destra e Diventerà Bellissima. Filo conduttore della sua storia il rapporto con l’attuale governatore: “Ci conoscemmo nel ’94 tramite papà, che fu trasferito a Catania e faceva il comandante provinciale dei Carabinieri. Il nostro è un legame di vicinanza umana, personale e politica che ha raggiunto quasi il ventennio. Che si è cementato non tanto nelle vittorie, bensì nelle sconfitte. Quello che è oggi Musumeci, ossia il presidente della Regione Sicilia, è il risultato di una grande battaglia culturale e sociale durata anni”. Perché la politica – come spiegava l’assessore qualche tempo fa – è anche sentimento, e non solo spartizione.

Il cerchio magico di Musumeci, lo stesso che ha guidato la cabina di regia di Diventerà Bellissima fino all’elezione del coordinatore regionale Stancanelli, ha avuto un grande riconoscimento da parte del “leader maximo”: oltre a Razza, assessore alla Sanità, c’erano anche Giusy Savarino, diventata presidente della IV Commissione, e Alessandro Aricò, attuale capogruppo del movimento all’Ars. “Gli siamo stati accanto quando non era ancora certa l’idea di una candidatura unitaria nel centrodestra. Il mio compito adesso è fare da ponte con il presidente. Al nostro interno c’è molto dialogo, ma nessuna iniziativa politica può essere dipanata se non c’è un accordo con lui. E’ stato anche il nostro modus operandi in questa campagna per le Amministrative. Il nostro è un progetto culturale e politico. Chi vuole starci deve sposare entrambi”.

Musumeci gli riconosce costanza e determinazione “che spesso vengono fatti coincidere anche coi miei difetti” sorride l’assessore. Il quale non ha alcuna voglia di guardare alle Regionali del 2022 – per i motivi di cui sopra – e all’idea, anche solo balenata dagli addetti ai lavori, che lui di Musumeci possa diventare il sostituto. Semplicemente non è il momento. Semplicemente, se qualcuno lo immagina o lo prevede, potrà continuare a farlo. Mr Ruggero guarda alla sostanza delle cose, a un establishment che si rinnova, all’ennesima partita vinta dal “suo” presidente: “Detto che la classe dirigente non si misura su basi anagrafiche, quello di Musumeci, che ha affidato le chiavi di numerosi incarichi istituzionali a gente giovane, può considerarsi un investimento per il futuro della nostra terra”. Che al momento può contare su un assessore alla Sanità equilibrato e competente. Domani, forse, su un governatore maturo e efficace. La “copia” di Musumeci.