A gennaio sono 34 anni di carriera e Sergio Friscia, uno dei caratteristi siciliani più in voga, li festeggia al cinema con Alessandro Siani. Succede anche nelle migliori famiglie uscirà lunedì nelle sale. “Tutte le famiglie vorrebbero apparire precisine, realizzate. Questa non lo è”, rivela Friscia. L’attore palermitano, che da febbraio tornerà alla conduzione di Striscia la Notizia con Roberto Lipari, interpreta ‘u picciruddu’, un ruolo la cui dimensione è maturata pian piano. “Inizialmente dovevano essere quattro pose. Quando mi sono ritrovato a leggere il copione con Alessandro, ci siamo resi conto che il personaggio poteva andare oltre. Sul set siamo riusciti a valorizzarlo. Devo dirgli grazie: ho trovato terreno fertile per improvvisare, andare fuori dalle righe, svaccare un po’. Qualcun altro si sarebbe irrigidito, lui no, perché mi somiglia molto: ho trovato un grande compagno di giochi. Poter aggiungere una battuta o una gag, improvvisando sul set, è sempre stata la mia forza”.
E’ il primo lavoro con Siani: “Ci siamo conosciuti anni fa nelle tv private a Napoli. Io facevo il mio show su alcune tv regionali e lui era spesso ospite. Ci seguivamo e ci stimavamo a vicenda, la stima negli anni si è trasformata in amicizia. Però non ci era mai capitato di lavorare insieme. Una sera, era passata la mezzanotte, mi arriva una chiamata da parte sua: pensavo volesse propormi una gita. Invece mi ha proposto di vederci per darmi una parte. Ho accettato a scatola chiusa perché sapevo che ci saremmo divertiti come matti. Lui è un ottimo direttore d’orchestra, ha una sensibilità che non tutti hanno, anche nel far coesistere i comici”. “Al di là della bellissima parentesi della Cortellesi che adoro – spiega Friscia – il cinema italiano, specie la commedia, sta faticando molto nelle sale. Molti non stanno decollando come meritano. Spero che questo grande bacino d’offerta, da Ficarra e Picone a Pio e Amedeo, da noi a Pieraccioni, possa convincere la gente a tornare nelle sale e divertirsi, senza pensieri”.
‘U picciriddu’ arriva dalla strada, dal “folklore siciliano”, e Friscia l’ha subito sentito proprio: “Ho avvertito la stessa forza di quei personaggi popolari che la gente continua a chiedermi a trent’anni di distanza: ad esempio il signor Calogero e Di Giovanni settimo piano. Quelle figure che puoi sempre caratterizzare grazie a un tic o a un modo di parlare, che arrivano sempre al cuore della gente”. Friscia si nutre dell’affetto dei siciliani, l’ha sempre fatto, non intende rinunciarci: “La cosa più bella che mi dicono è che sono “uno di famiglia che ce l’ha fatta”. Sono legatissimo alla nostra terra e spero di tornarci per invecchiare a due passi dal mare”.
L’attore palermitano è stato il pioniere di una certa comicità, che dall’Isola, con bravura e perseveranza, è riuscita ad abbattere gli steccati: “Quella siciliana è una comicità di pancia, istintiva, popolare nel senso più bello del termine. Io amo essere popolare, se esisto da 34 anni è solo grazie al pubblico che mi vuole bene”. Non è stato così facile: “Faccio parte della generazione che ha dovuto fare le valigie e abbandonare i propri affetti per tentare la fortuna. Devo dire grazie a Gianna Tani, la signora dei casting Mediaset, che nel ’95 mi ha notato in un provino per La sai l’Ultima e mi ha portato all’attenzione del grande pubblico. Poi è arrivato Boncompagni con Macao, un programma per comici che avessero dei personaggi inediti. Io nei primi anni di gavetta ne avevo accumulati parecchi, mi feci trovare pronto e saltai sul treno”. Per la comicità siciliana – pensi a Lipari e a tanti altri – il periodo è particolarmente florido: “Per fortuna ci sono i social, le piattaforme, maggiori opportunità per chi ha voglia di farsi conoscere”.
Succede anche nelle migliori famiglie è girato fra Milazzo, Tindari e Cefalù. La Sicilia è un set cinematografico a cielo aperto, a cui le case di produzione finalmente stanno riconoscendo il giusto peso. “Pensate al successo del Ragusano dopo Montalbano, o a Macari, che prima della serie in pochi conoscevano e adesso è diventata una delle mete più gettonate. La Film Commission sta facendo un gran lavoro per valorizzare questa terra e portare introiti. La cosa che mi fa incacchiare – e qui Friscia, per la prima volta, adotta un tono serio – è che dovremmo utilizzare questo potenziale e farlo crescere sotto il profilo culturale, imprenditoriale, di infrastrutture e di servizi. Il Ponte è bellissimo, ma se da Messina a Trapani ci vogliono sette ore con un treno monorotaia, non abbiamo raggiunto l’obiettivo. Tutti dovrebbero fare un po’ meglio la propria parte, altrimenti buttiamo nel water una grande opportunità. La Sicilia dovrebbe essere la regione più ricca d’Europa”.
Nel futuro di Friscia fanno capolino due obiettivi: il primo è la lotta contro le etichette. “Certi addetti ai lavori hanno i paraocchi. Il pubblico mi ha seguito quando ho fatto Calogero, ma anche Pochetcoffi (il killer de Il Capo dei Capi) o il mafioso Nardo Abate, il fratello di Rosy in Squadra Antimafia – Palermo Oggi. Il pubblico ti dà sempre una chance e la possibilità di essere poliedrico. Per gli addetti ai lavori non è così, hanno spesso dei pregiudizi, distinguono fra comico e drammatico, fra radiofonico e teatrale. Io detesto le etichette. Per me esiste chi sa fare le cose e chi no”. Il secondo obiettivo è una produzione self made: “Ho interpretato tanti ruoli importanti, ma in film di altri. Adesso vorrei un film con Sergio Friscia, scritto da Sergio Friscia. Alla mia carriera manca questo tassello e spero di poterlo aggiungere a breve. Per il resto sono felice di ciò che faccio ma – lo dico sempre a tutti – purché non lo facciate diventare un lavoro”. Risata, auguri e tutti al cinema.