Da un lato la santificazione del nuovo Giuseppe Conte, più di lotta (specie sulla riforma Cartabia) che di governo. Dall’altro, invece, il tentativo di scalfire l’ex capo dei Cinque Stelle, cui viene dedicato, nelle pagine interne del Fatto, un portfolio pieno di punzecchiature: “Luigi Di Maio – si legge sul quotidiano di Travaglio – si fa Sistema se non Casta e abbatte tutti i muri, uno dopo l’altro. Immagini che sovrastano le scuse all’ex recluso Uggetti sul Foglio o l’editoriale folliano della Repubblica neodimaiana. La gestione del potere comporta certi obblighi e così il Ministro degli Esteri va a una festa e si concede una foto d’onore con lady Marisela Federici, regina dei salotti romani. Qualche giorno dopo, alla Versiliana, la sua fidanzata Virginia Saba va a intervistare Luigi Bisignani, faccendiere pluripregiudicato e già addetto alle “cucine” di Gianni Letta, Gran Visir berlusconiano. D’accordo governare con Forza Italia, ma qui Di Maio esagera con la post-ideologia”.