Dopo la giravolta sull’autonomia differenziata e la capriola sulla riconferma di Marco Betta al vertice del Teatro Massimo, il presidente della Regione ha intrattenuto ieri i giornalisti con una brillante prova di funambolismo politico. Affiancato dal sovrastante che gli controlla i conti pubblici, ha annunciato che nel 2023 sono stati recuperati tre miliardi di euro e che il disavanzo si è ridotto a 898 milioni. Un successo. Solo che il merito va a Marco Falcone, l’ex assessore al Bilancio costretto a fuggire a Bruxelles per sottrarsi alle prepotenze di Palazzo d’Orleans. Falcone, in diciotto mesi, ha riparato i disastri del suo predecessore: quel Gaetano Armao che non gli ha mai detto grazie. Anzi. Elevato da Schifani al ruolo di vice presidente occulto, il noto avvocato d’affari gli ha sottratto metà dei poteri. E lo ha asfissiato al punto da farlo scappare.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il dritto e il rovescio di uno spot di Schifani
alessandro dagninogaetano armaomarco falconerenato schifani
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