La storia intrigante e drammatica di Pietro Bartolo, il dottore dei migranti di Lampedusa, sarà al centro di un film prodotto per la tv e ispirato a “Lacrime di sale”, il libro scritto a quattro mani con la giornalista Lidia Tilotta, che nel 2017 si aggiudicò il premio letterario Vitaliano Brancati, sezione saggistica. Perché non è mai troppo raccontare – e farlo in ogni salsa possibile – la terribile visione di un barcone che affonda. Che affonda assieme alle speranze del popolo del mare, di donne e bambini inconsapevoli di fronte al rischio e alla morte. Pietro Bartolo dal 1993 dirige il presidio sanitario e il poliambulatorio di Lampedusa, quella che per anni è stata terra dell’accoglienza e del disagio. E che tuttora vede transitare sulle sue coste – ad accoglierli c’è sempre Bartolo – profughi e disperati sui barchini, ormai lontani dalle luci dei riflettori di qualche anno addietro.
C’era Pietro Bartolo quando nel 2013 un’imbarcazione carica di 500 migranti naufragò di fronte all’isola dei Conigli, provocando 368 vittime. La notte più nera. I suoi racconti – e sono tantissimi quelli noti, dato che Bartolo è spesso ospite di trasmissioni televisive – stridono persino con un lavoro complesso e delicato come il suo. Soccorrere e salvare è un concetto difficile da esprimere a parole. Il medico di Lampedusa ha già provato a farlo per immagini, avendo partecipato nel 2016 al documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, che si aggiudicò l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Ora l’approdo in tv, in cui Bartolo sarà interpretato da un grande attore italiano, Sergio Castellitto. Capace di fare del dramma una riflessione. L’unica forma di difesa nell’epoca dei porti chiusi.