Dies irae, dies illa. A giudicare dalla cronaca del Giornale di Sicilia sembra che Renato Schifani sia diventato all’improvviso un Torquemada pronto a giustiziare con la scimitarra i dirigenti che ancora bloccano i due miliardi da destinare – i bonifici dovevano già partire nel 2023 – alle aziende in difficoltà. Ma è un’illusione ottica. Il presidente della Regione veste i panni del monaco inquisitore solo quando ha da flagellare gli impiegati. Davanti ai balilla che sperperano decine di milioni diventa invece mansueto come un sacrestano. L’avete visto all’opera con gli imbrogli del Turismo. Il suo furore doveva scattare davanti allo scandalo di SeeSicily; doveva riecheggiare lì il grido dell’Apocalisse: “Le isole fuggirono e le montagne non si ritrovarono mai più”. Il “Dies irae” contro i fannulloni mostra solo la sua pavidità. E’ una stucchevole fanfaronata.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il “Dies irae” di Schifani è solo una fanfaronata
renato schifani
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