Pazienti imbottigliati per ore al Pronto soccorso perché non ci sono abbastanza letti in area medica per ricoverarli. Pazienti, in ‘codice giallo’, che rimangono in coda al triage, in attesa di un tampone (e di una visita). “A Villa Sofia – sostiene un medico al quotidiano ‘La Repubblica’ – c’è il tutto esaurito e al Cervello ci sono tanti reparti come Medicina interna, Nefrologia, Gastroenterologia solo per pazienti Covid. Così rischiamo di avere più morti fra i pazienti non-Covid che fra i Covid”.
Al Cervello, il megaospedale di Palermo, in effetti regna la calma. Al Pronto soccorso si presentano in pochi. Anche se i ricoveri, stando alla responsabile Tiziana Maniscalchi, non consentono di smobilitare le strutture pensate per arginare la pandemia: “Nella nostra area di emergenza arrivano positivi da tutti gli altri pronto soccorso cittadini e dalla provincia dove non è possibile prevedere percorsi separati tra Covid e non- Covid”. Che si fa, dunque? Villa Sofia è diventato un incubo, complice l’assenza di camici bianchi. La pianta organica prevede 32 medici, ma in servizio ce ne sono soltanto 16. Al concorso per assumere quelli che mancano, se ne sono presentati una decina.
Ma la situazione post-pandemica fatica a ingranare in tutta la Sicilia. Lo dimostrano i numeri deprimenti della Fiera del Mediterraneo, dov’è tuttora allestito l’hub vaccinale. Solo il 4,4% degli aventi diritto ha fatto la quarta dose. Una percentuale inferiore soltanto alla Calabria. Il personale sanitario destinato all’emergenza, che la Regione ha confermato fino alla fine dell’anno, fa poche iniezioni al giorno. E se la produzione è minima, i costi lievitano. Anche le navi quarantena, che la Regione ha affittato per far fronte ai flussi migratori e al rischio di infezione, hanno costi d’affitto importanti. Ma non è tutto.
Di recente è stata inserita una norma specifica in Finanziaria per garantire una ciambella di salvataggio ai tremila precari che da gennaio si ritroverebbero senza contratto. Come? Agendo in deroga rispetto al piano del fabbisogno che, in teoria, vincola la proroga dei “tecnici dell’emergenza” fino al 31 dicembre. La norma, approvata dall’Assemblea a margine dei maxi emendamenti, applica “le previsioni di legge anche al personale contrattualizzato a qualunque titolo del ruolo sanitario, tecnico ed amministrativo, selezionato attraverso prove selettive per titoli e/o colloquio, e che abbia maturato o che maturerà alla data del 31 dicembre 2022 i 18 mesi previsti dalla legge” di stabilità nazionale. Servirà il concorso. Almeno quello…