Le curve del Covid non sono soltanto quelle della rappresentazione grafica delle sue discese e delle sue risalite, sono anche quelle delle opposte tifoserie che ha creato. Dai negazionisti agli apocalittici, c’è un ventaglio di fazioni e di faziosi che confonde le idee e turba gli animi. Confonde e turba talmente – specie in televisione e sui social che sono la tribuna più affollata e animosa del siamo tutti governanti e siamo tutti virologi, dell’io farei così e io farei cosà, di chi grida alla tragedia e di chi alla truffa – che le fazioni e i faziosi sarebbero certamente pronti – deposto un già zoppicante raziocinio – all’armi come Manrico nella cabaletta del Trovatore.
Scuola contro discoteche, stadi contro sale da concerto, ristoranti contro cinema, movida contro Santa Messa, cautelatevi con le mascherine contro tanto le mascherine non servono a niente, rispettate le regole ché il governo fa bene a dettarle, pur confusamente, quelle quattro o cinque che sforna contro ricordatevi che il fascismo iniziò con i divieti e il coprifuoco e che la mascherina è l’anticamera del bavaglio. Non c’è verso per un accordo e non ce ne potrebbe essere laddove, dismesso il buon senso, prevale per l’appunto la curva, dalla belluina caccia al tifoso avversario alla spocchia noiosa della pletora cianciante di allenatori da Bar Sport.
Come fai ad accreditarti come free zone quando il virus se ne va tranquillamente a zonzo dall’apposito sostegno dell’autobus alla cassa del supermercato, dal rosseggiante velluto di un palco in teatro al manubrio metallico di un attrezzo in palestra, dal bancone di un bar allo specchio di un coiffeur pour dames o pour hommes? Eppure c’è chi, magari per motivi di spravvivenza o di mercato, vorrebbe stilare la classifica dei luoghi dove ci si infetta – da quelli lì molto, da noi un po’ meno – al di là di ogni ragionevole precauzione, di ogni doveroso controllo, di ogni termoscanner e perfino di ogni tampone.
I morti, poi, e la loro classificazione in un distinguo percentuale che fa il paio con l’odioso razzismo anagrafico che accompagnò la prima ondata in primavera («muoiono solo gli anziani») sono un “must” delle tifoserie: deceduti per Covid al 100% o perché il Covid ha aggredito un corpo già minato al 70, al 50, al 30%, Covid causa o concausa? C’è una ricerca quasi oscena di patologie pregresse (obesi, ipertesi, cardiopatici) che non ha nulla di curiosità scientifica ed è distante miglia e miglia da ogni pietà cristiana o laica che sia, è solo un ipocrita, forse scaramantico, prender le distanze dalla realtà, creare al virus un alibi «giustificazionista», depotenziandone la portata, sminuendone la pericolosità, non più la bronchitella di cui bofonchiavano gli incolti già a fine febbraio ma insomma… Bisognerebbe forse frequentare meno talk sui vari canali e meno salotti della D’Urso, altrimenti si rischia di trovarsi a un passo dalla soglia morale (e culturale) di chi, in quei talk e in quei salotti, va a dire che il cancro si cura con la curcuma oppure che «noncenecoviddì», ciarlatani spillasoldi in giacca e cravatta e meteore del video e di Instagram passate dal grembiule al tubino di paillettes.