Ella, anzi Elly, ha commissariato il partito in Campania. Il Pd ha questo di buono: che non ci procura mai soprassalti di sorpresa. Non appena infatti uno viene eletto segretario, fa una delle seguenti cose: o vuole cambiare nome al partito, o annuncia un cambio di sede, o dichiara guerra alle correnti e distribuisce commissari per tutto il sud Italia come foglioline di prezzemolo sul pesce lesso. Una delle tre. E talvolta anche tutte queste tre cose insieme.
Dipende dal carattere. O, come direbbe Francesco De Gregori, dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Nicola Zingaretti, per dire, dopo aver immaginato un nuovo battesimo, alla fine si era orientato per l’opzione trasloco: andò da Fabio Fazio a spiegare che voleva chiudere il Nazareno e aprire una libreria. Ai tempi di Enrico Letta, invece, il Pd lo volevano chiamare assai opportunamente “PaDel”. Immaginiamo per via del gioco dei racchettoni. Entrambi poi, sia Letta sia Zingaretti, s’impegnarono ovviamente nella guerra alle correnti.
Zingaretti commissariò Taranto. E Letta commissariò la Campania. Ragione per la quale Elly Schlein, adesso, in attesa di stabilire se il nome del partito va bene e se la sede è adeguata, ha dichiarato pure lei di voler “estirpare cacicchi e capibastone dal Pd”. Dunque sabato ha (ri)commissariato la Campania del supercacicco Vincenzo De Luca. Per la seconda volta arriva un commissario, lì dove Francesco Boccia, braccio destro e capogruppo di Schlein al Senato, aveva esercitato quelle delicatissime funzioni di controllore anticorrenti fino a poche settimane fa. Continua su ilfoglio.it