E’ cominciata da palazzo d’Orleans la prima giornata palermitana di Matteo Salvini che, accompagnato dal commissario regionale della Lega, Stefano Candiani, e dal deputato nazionale Nino Minardo, ha incontrato il governatore Nello Musumeci. Un summit – alla presenza fra gli altri dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza e a quello al Territorio, Toto Cordaro, in cui si sono affrontati “i temi legati all’accessibilità della Sicilia in particolare il trasporto aereo, i collegamenti ferroviari, la viabilità e il ponte sullo Stretto”. “Il senatore Salvini – prosegue la nota del governatore – ha assicurato il sostegno della propria parte politica e parlamentare a ogni iniziativa finalizzata alla coesione economica e sociale della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia con il resto del Paese”.
Di fronte a una buona barretta di cioccolato modicano, omaggiata da Minardo, non si sarebbe affrontato, invece, il tema della poltrone. L’esecutivo di Musumeci è in procinto di consegnare l’Agricoltura a un esponente leghista: “Noi in giunta? Non l’ho chiesto, questa sarà una scelta di Musumeci e ci penseranno i siciliani – ha detto in serata Salvini – Ho sempre considerato Musumeci una persona retta, onesta e concreta, al di là del fatto che la Lega non fosse in Regione. Ma se una persona è perbene lo rimane”.
L’itinerario del leader del Carroccio, nel primo pomeriggio, prevedeva un passaggio a Ballarò, il quartiere popolare con un’alta incidenza di extracomunitari, e dove la mafia nigeriana ha fatto proseliti. Nella piazza del Mediterraneo, sin dalle prime ore del pomeriggio, si erano radunati i contestatori dell’ex Ministro, che non avrebbero reso facilmente accessibile il mercato. Salvini ha così preferito fare tappa in Questura e, successivamente, dopo un momento di commemorazione alla lapide del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, recarsi al commissariato Oreto di via Roma, accompagnato da Igor Gelarda, il consigliere comunale di Palermo che proprio in quell’edificio ha prestato servizio, come poliziotto, per otto anni.
Prima di schivare i giornalisti che piantonavano il marciapiede d’ingresso, Salvini ha scattato qualche selfie, mentre dai balconi qualcuno (pochi, in realtà) lo invitava ad andarsene. Poi di corsa al Teatro al Massimo, a pochi passi dal più celebre Teatro Massimo. “La cosa stupefacente è vedere quanta gente è rimasta fuori – ha detto Candiani, nel tentativo di scaldare una folla un po’ tiepida – Cominciamo da qui a dimostrare la nostra forza e la nostra coesione. Insieme siamo più forti di tutti quelli che ci vogliono male”. Messaggio alla Sardine, che nel frattempo marcavano il territorio in piazza Verdi, e intonavano “Bella Ciao” rappeggiando.
In prima fila i leghisti al completo: tra questi anche Angelo Attaguile, salviniano della prima ora (ma reduce da un flop alle ultime Europee) oltre al quartetto d’archi dell’Assemblea Regionale: Orazio Ragusa, Giovanni Bulla, Marianna Caronia e il capogruppo Antonio Catalfamo, il primo ad intervenire sul palco. A due seggiole di distanza l’attore Fabrizio Bracconeri. Presenti anche Igor Gelarda, responsabile enti locali per la Sicilia Occidentale, l’assessore di Catania Fabio Cantarella, responsabile enti locali per quella Orientale, il deputato nazionale Alessandro Pagano e le europarlamentari Francesca Donato e Annalisa Tardino. Oltre a tutti i commissari delle province siciliane, tra cui il sindaco di Motta Sant’Anastasia, Anastasio Carrà.
Sul palco, dopo aver ascoltato l’intervento di alcune associazioni (che hanno dato al pomeriggio un imprinting decisamente civico), è stato il turno di Salvini, annunciato dallo stesso Candiani. L’ex Ministro dell’Interno non ha potuto fare a meno di arringare la folla contro il sindaco di Palermo, e nemico giurato, Leoluca Orlando: “Sarebbe carino che un sindaco accogliesse nella sua città tutti, a prescindere dai colori, anche quelli che votano il centrodestra. Un sindaco che dice ‘non mi piace se arriva Tizio o Caio’ ha una visione medievale, un pochino arrogantella, un pochino squadrista della democrazia. Non pretendo di stare simpatico, e che venga a salutarmi, ma dire ‘non è benvenuto a Palermo’ mi sembra meschino nei confronti dei palermitani”. Orlando aveva definito la sua visita a Ballarò una “mera provocazione”.
Poi l’ex vicepremier ha insistito sulla lotta alla droga: “Se la mia presenza fa incazzare qualche spacciatore, che sia esso italiano o nigeriano, sono disposto a tornare ogni giorno. La lotta alla droga è una sfida di civiltà”. Poi una stoccata a Crocetta: “Ho parlato con alcuni autotrasportatori. Ci vuole meno ad andare a New York che non a spostarsi in Sicilia. Ma come fai a parlare di viabilità interna quando hai abolito le province? Ciò che ne è rimasto non può prevedere un euro di finanziamenti, e i problemi si ripercuotono anche sulle scuole superiori, e sulla vita dei nostri e dei vostri figli”. “Tutti si preoccupano perché Matteo Salvini trascorre tre o quattro giorni a settimana in mezzo alla gente – ha denunciato ancora il segretario del Carroccio – Ma più che preoccuparsi dei politici che si vedono, io mi preoccuperei di quelli che non si vedono. Renzi è mai venuto a Palermo? Di Maio l’ha fatto? E Grillo? Forse Grillo è venuto, ma vi ha fatto pagare il biglietto…”. Poi un’altra stoccata a Orlando sulla lotta alla mafia: “Oggi chi fa l’eroe antimafia, è colui che combatteva Giovanni Falcone in vita”.
Prima del sipario e i soliti selfie – metà della platea sembra lì per questo – ancora un paio di battute coi giornalisti: “Per me è motivo d’orgoglio essere nella stessa settimana a Palermo e Reggio Calabria, e abbracciare quattro consiglieri per capoluogo che lavorano al massimo per i siciliani e i calabresi. Abbiamo idee molto chiare: lavoro, case popolari, infrastrutture, agricoltura, pesca. La Palermo-Catania è incredibile per com’è messa. Ho ascoltato esponenti delle professioni, dai medici agli autotrasportatori ai precari, e c’è da mettere il lavoro in cima a tutto”. Non manca, in coda, una stoccata a Umberto Bossi, che aveva contestato da “Repubblica” la svolta nazionalista della Lega: “Rispetto le sue idee, ma non cambio le mie. I numeri dicono che non siamo mai stati così forti nelle regioni del Nord e con grande orgoglio dico che siamo determinanti e presenti in tutte le regioni del Sud. Il voto della Calabria la settimana scorsa lo testimonia. Vogliamo unire, se qualcuno vuole dividere non è il momento né il movimento. I padri nobili sono i 9 milioni d’italiani che ci hanno scelto. L’Italia è vincente se vince tutta insieme”. Fuori dal Teatro al Massimo qualche scontro fra polizia e centri sociali, con un fermo. Domattina appuntamento all’Ars per la presentazione del gruppo parlamentare della Lega e un saluto informale col presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché.