“Musumeci e un gatto? Vince il gatto…”

L'ex commissario regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché, con Berlusconi in una foto scattata a Villa Grande

La spallata decisiva all’unità del centrodestra potrebbe averla data Gianfranco Micciché: “La Lega e FdI – ha detto ieri sera all’Ansa – ci hanno messo in una impasse, colpa dei capricci di Nello Musumeci che aveva detto di volere fare una sola legislatura e invece s’impunta sulla ricandidatura”. Il commissario regionale di Forza Italia, reduce da uno strano silenzio (imposto dalla Ronzulli, in attesa di risolvere le grane dentro e fuori dal partito), è tornato a parlare da Verona, dove in giornata è stato ospite del Vinitaly. E dove lunedì s’erano ritrovati Nello Musumeci e Giorgia Meloni, che avevano accennato all’ipotesi (“Questione di giorni”) di una ricandidatura del governatore per palazzo d’Orleans. Ipotesi che a Micciché non piace e non è mai piaciuta. A maggior ragione adesso che sembrava tornare d’attualità per l’incombenza delle Amministrative: a Palermo, a due mesi dal voto, non c’è ancora un candidato di sintesi.

L’uscita di Micciché rischia però di far saltare tutto e, in prospettiva, di riavvicinare due posizioni inconciliabili: quella della Lega, che Musumeci non l’ha mai voluto; e quella di Fratelli d’Italia, che lotta da settimane per la sua riconferma. Entrambi i partiti, però, sono d’accordo su una cosa: le due questioni, a Palermo e alla Regione, sono collegate. Vanno definite insieme, pur trattandosi di un compromesso a perdere: la Lega, infatti, dovrebbe rinunciare all’ipotesi di conquistare palazzo d’Orleans, a lungo inseguito da Salvini; Fratelli d’Italia, invece, chiederebbe un sacrificio a Carolina Varchi, concedendo la candidatura per palazzo delle Aquile a Francesco Scoma. Micciché ha deciso che a questo gioco preferisce non giocare: “Li ho pregati di parlare solo di comunali, ma FdI insiste col via libera al Musumeci bis – ha proseguito il commissario di Forza Italia -. Ho detto che FI è disponibile a risolvere il problema: chiudiamo sul candidato a sindaco di Palermo e poi per la Regione se la vedono loro”. “Se la scelta dei candidati in Sicilia fosse stata lasciata nelle mani dei siciliani – prosegue Micciché -, a quest’ora avremmo già i candidati. I nostri leader devono capire che bisogna andare aldilà dell’ambizione personale. Si mettano d’accordo, Lega e FdI dicano pure Musumeci anche se tutti sanno che perderà, ma intanto andiamo avanti col candidato a sindaco”.

Micciché, al termine della cena di gala organizzata dall’assessore Scilla in un palazzo settecentesco di Verona, ha spiegato che “il problema di Musumeci è Cateno De Luca perché è un altro candidato di centrodestra. Quando io ho fatto il 61-0 era perché non c’era nessun altro a destra. Io non ne sono convinto, ma secondo alcuni De Luca potrebbe avere più voti di Musumeci. Alle Regionali – avvisa il leader forzista – Musumeci perderebbe per venti punti. Non importa il candidato: il centrosinistra ce l’ha un gatto? Vincerebbe anche il gatto”. Poi è tornato a parlare di Comunali, stavolta con piglio più autoritario: “Noi, fra oggi e domani, lanciamo la nostra candidatura: Francesco Cascio, sindaco di Palermo. Uniamo tutto il centro: Udc, Lombardo, Cuffaro, Faraone, Ferrandelli. E poi vediamo cosa fanno Lega e FdI”.

Parole che raccolgono, da subito, le prime reazioni degli alleati. Nino Minardo, segretario regionale della Lega e ideatore di ‘Prima l’Italia’, non ci sta: “Dire che c’è una impasse causata da ‘Prima l’Italia’ è falso e ingeneroso – interviene netto a Live Sicilia -. Abbiamo, con grande senso di responsabilità, sempre detto di essere pronti a discutere dei prossimi appuntamenti elettorali, insieme o separatamente, per andare incontro alle esigenze degli alleati e delle contraddizioni interne ai loro partiti. Continuiamo a essere disponibili ma pretendiamo che si faccia presto per rispetto dei siciliani e dei tanti candidati che hanno diritto di potersi fare serenamente la campagna elettorale”. Minardo aveva auspicato, dopo la fumata nera di mercoledì scorso, di coinvolgere al tavolo della coalizione anche Fratelli d’Italia. La risposta, formalmente, non è mai arrivata. E il vertice, inizialmente concordato per oggi, è stato cancellato.

Si prosegue tentando una mediazione, anche se lo stesso Micciché non appare possibilista: “Non sono previsti altri contatti, magari ci saranno, non lo so”. Intanto il vicerè berlusconiano nell’Isola, che deve resistere all’assalto dei ribelli interni (nonostante il Cav. lo abbia confermato alla guida del partito), subisce lo scherno di Diventerà Bellissima, il movimento del governatore: “Musumeci pensa solo a governare e a rappresentare la Sicilia con orgoglio. E i sondaggi confermano il gradimento del lavoro fino ad oggi fatto da Musumeci e dai suoi assessori. I capricci li lasciamo al commissario regionale di Forza Italia o al presidente dell’Assemblea? A noi interessa tornare a vincere con il centrodestra per continuare a dare risposte ai siciliani”. La situazione è persino più complessa di come appare. La notte dei lunghi coltelli è appena cominciata.

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