Erano gemelli, ma la madre Leda li aveva concepiti separatamente, unendosi nella stessa notte, prima con Zeus e poi con suo marito, il re spartano Tindaro. Dall’unione col dio è nato Polluce, dotato di natura immortale; da quella con Tindaro il mortale Castore. Lo squarcio mitologico riporta in mente i due gemelli annidati nel cuore del potere regionale. L’uno, l’immortale, è Gaetano Armao: lo bastona la Corte dei Conti, lo insegue il fisco e la magistratura di Catania lo ha rinviato a giudizio. Eppure, come Polluce, riesce ad avere tutto da quello Zeus da operetta, chiamato Renato Schifani: pure una consulenza da sessantamila euro l’anno. L’altro, il mortale, è Marco Falcone. Che, come Castore, deve sempre dimostrare di essere all’altezza di Polluce. L’uno è l’assessore vero, l’altro l’assessore finto. Così va il mondo nel piccolo olimpo di Palazzo d’Orleans.