C’è poco da fare. Giorgia Meloni e, soprattutto, Ignazio La Russa non lo vogliono. Così il sogno inconfessato della coalizione – Stancanelli presidente – è finito in soffitta. Dopo i “no comment” dei giorni scorsi, l’europarlamentare si confessa a ‘La Sicilia’: “Devo ringraziare il presidente Berlusconi e il senatore Salvini, nonché tutti i vertici dei partiti alleati, che hanno espresso in più occasioni, in pubblico e in privato, apprezzamenti per la mia persona, considerandomi un uomo di sintesi e di garanzia per tutte le sensibilità della coalizione. Purtroppo lo stesso ringraziamento non posso rivolgerlo a La Russa, che con una violenta ostilità e una pervicacia prossima alla cattiveria, ha sempre affermato che io non posso essere candidato”.
Stancanelli al momento non è in corsa per la presidenza. Il capo d’imputazione nei suoi confronti è un po’ tenebroso, e non può essere il pranzo organizzato a Catania quattro giorni dopo l’assoluzione di Raffaele Lombardo, a cui partecipò il commissario regionale di Forza Italia (“Micciché, col quale sono amico da vent’anni, mi chiese se potevamo festeggiare l’esito giudiziario. Chi mi conosce sa che per me l’ospitalità è sacra”, riferisce). Né il dinamismo diplomatico dell’ex sindaco di Catania, che non ha mai nascosto di sentirsi un ‘moderato’ (caratterialmente), uno capace di coltivare con tutti rapporti cordiali o persino amichevoli.
Il suo nome era emerso per la prima volta a marzo, durante un vertice a casa di Berlusconi, nel rifugio di Arcore. E’ stato lo stesso Gianfranco Miccichè, alla vigilia del penultimo summit regionale di centrodestra, a considerare l’opzione Stancanelli come la più utile a riunire la coalizione. Ma il presidente dell’Ars è stato spiazzato dal secco rifiuto di La Russa, che, pur godendo di ottimi trascorsi personali con Stancanelli, non accetta che siano gli altri a decidere il candidato in casa sua. E non vede di buon occhio – forse perché lo considera “il peggior nemico” di Musumeci – che ad appropriarsi della stima dei partiti, e traghettare il centrodestra alle elezioni, sia l’europarlamentare etneo. Il quale, adesso, ci tiene a sottolineare che “l’unica contestazione che mi ha fatto la Russa in questa sua farneticante opposizione è che sono gli altri a volermi e che l’iniziativa non è stata presa da FdI. Quasi fosse una mia colpa godere dell’apprezzamento e della stima della stragrande maggioranza di base e dirigenti del nostro partito, ma anche degli alleati”.
In questi mesi pure i contatti con la Meloni si sono rarefatti: “Non ha ritenuto, nonostante le mie richieste, di dovermi incontrare per eventualmente chiarire o smussare angoli che non conosce”, spiega Stancanelli. Il quale ricorda di aver affidato alla sua leader, nell’ottobre 2021, le proprie “perplessità” sulla ricandidatura dell’uscente, “con ciò non volendo condizionare per nulla le scelte del partito. Il tempo mi ha dato ragione, ma vorrei precisare che da allora non c’è stata alcuna mia dichiarazione o intervista sull’argomento”.
Un fermo oppositore di Stancanelli, oltre a La Russa, è senz’altro Musumeci. Il quale, ribadendo l’opportunità del passo di lato, ha sempre chiesto di conoscere il candidato alternativo per poter “offrire le nostre valutazioni”. Chiunque esso sia, non solo Stancanelli, difficilmente gli andrà bene. La strategia di prolungare fino all’ultimo secondo disponibile la data delle dimissioni, testimonia che il governatore ha il dente avvelenato e nessuna voglia di agevolare la ricerca di un successore. La partita fra il “divisivo” e l’ “inclusivo”, iniziata tre anni fa a una direzione di Diventerà Bellissima, dove la mozione di Stancanelli per federare i due movimenti fu stroncata in malo modo da Musumeci e dal suo entourage, prosegue in sordina. Eppure sono molti, soprattutto tra i militanti catanesi di Fratelli d’Italia, a chiedersi perché vale la pena combattere e fare campagna elettorale per l’uno e non per l’altro. Quale sia il valore aggiunto di un governatore che ha umiliato il parlamento e scelto di saltare a bordo (dell’autobus di Fratelli d’Italia) solo per garantirsi la ricandidatura; e non, invece, la convenienza di puntare su profilo sobrio, un uomo di partito capace di intessere rapporti e garantire valore aggiunto sotto il profilo politico e istituzionale. Cosa c’è sotto? Quando i nodi verranno al pettine? Perché La Russa è così risoluto nel sostenere la causa (persa) dell’uscente, barattandola con la soluzione più comoda e autentica?
Stancanelli, comunque vada questa storia, resterà in Fratelli d’Italia: “Non penso che esista qualcuno che abbia l’autorevolezza o l’autorità morale per espellermi dalla mia storia”.