Non c’è ancora una distinzione netta fra personale sanitario e amministrativo. Peggio, non c’è ancora un pezzo di carta che metta nero su bianco gli intendimenti del nuovo assessore, la dottoressa Giovanna Volo, e del presidente Schifani, che ieri in aula hanno annunciato la proroga dei contratti ai precari Covid. E non c’è neppure un numero esatto del bacino di lavoratori che potrà usufruire della benevolenza del governo regionale (quelli con un contratto in scadenza a dicembre sono poco meno di 4 mila) e di tutti i partiti che – a parole – si spendono per la causa. Da quello di De Luca fino a Fratelli d’Italia, che ha rivendicato il buon esito della “trattativa”.

E’ tutto campato in aria, un po’ pasticciato per la verità, ma è comunque utile parlarne. La platea di precari Covid assunti con l’emergenza Covid, inizialmente di 9 mila unità, di cui una buona parte amministrativi (selezionati con un click day), si è via via assottigliata. Disperdere questo patrimonio non è possibile, così l’assessore Volo, un tecnico, si è accodata alla richiesta della politica: “Sicuramente faremo una proroga, e poi cercheremo con la normativa nazionale altri provvedimenti ancora più solidi”. La stabilizzazione. Attorno a questa decisione, ancora in fieri, si apre una questione legata alle risorse effettivamente disponibili per ASP e ospedali, che dovranno procedere ‘motu proprio’ a garantire gli stipendi. L’ex assessore Razza, nell’atto d’indirizzo dello scorso marzo, assegnava ai manager la possibilità di decidere se allungare o meno i contratti del personale sanitario e amministrativo, previa “analitica ricognizione del fabbisogno e comunque sulla base delle esigenze organizzative presenti nelle diverse realtà aziendali e fermo restando che deve essere comunque mantenuto un presidio adeguato di personale che in caso di necessità possa far fronte con immediatezza a un possibile riacutizzarsi dell’emergenza pandemica”.

Ma andava oltre, aprendo uno spiraglio (a far data dal 1° luglio) per l’assunzione a tempo indeterminato di medici e infermieri, poggiandosi  sulla normativa nazionale (la legge n.234/21). Unici criteri richiesti: essere in possesso dell’anzianità di servizio, con almeno diciotto mesi (anche non continuativi), purché sei (almeno) entro l’arco temporale della pandemia, che il legislatore ha individuato fra il 30 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022; ed essere stati reclutati con procedure concorsuali. Le Aziende sanitarie e ospedaliere si sono mosse sulla base di quelle indicazioni, ma in ordine sparso: alcuni direttori generali hanno prorogato i contratti di tre mesi, altri di nove. Alcuni hanno diminuito il monte ore, altri lo hanno lasciato intatto. Alcuni hanno stabilizzato, altri no. Ora servirebbe un attimo raccogliere le idee, capire chi serve e chi è di troppo, e andare avanti.

Il tema è delicato e va affrontato con le dovute cautele, anche se mettersi di traverso rischia di costare caro. Chiedere per informazioni all’ex presidente della commissione Salute, Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco di Montevago e deputata di Forza Italia (all’Ars). Accusata d’ostruzionismo per aver palesato alcune anomalie: “Non ho assolutamente detto di ritenere ‘troppi’ gli operatori medici, sanitari e amministrativi impegnati per l’emergenza Covid – ha dovuto giustificarsi -, ma, parlando degli hub vaccinali, ho detto, e lo ribadisco, di ritenere spropositati sia i costi, circa tre milioni di euro al mese, sia i numeri del personale impegnato alla Fiera del Mediterraneo di Palermo: un totale di 498 unità tra cui, giusto per avere un’idea, 119 assistenti amministrativi, 241 assistenti tecnici periti informatici, 41 collaboratori ingegneri professionali, 15 collaboratori amministrativi”.

Sembrerebbe uno sproposito. Ma non lo è per Renato Costa, commissario per l’emergenza. Chiamato da Razza per gestire vaccini e tamponi nel maggiore hub della Sicilia, Costa – da buon sindacalista – continua a battersi per il mantenimento dei livelli occupazionali: “La struttura commissariale di Palermo non si occupa soltanto di vaccini. Forniamo una vasta gamma di servizi alla cittadinanza, tra certificati, tamponi, terapie domiciliari e somministrazioni sempre a domicilio. Tutte le figure – ha spiegato a Live Sicilia – sono necessarie. Noi seguiamo quasi quattromila positivi e lavoriamo sempre. Voglio ricordare che gli amministrativi sono passati da 140 a sessanta ore mensili, con un abbattimento del sessanta per cento, che i medici hanno un monte di quarantotto ore settimanali e che la macchina va avanti grazie all’abnegazione e al sacrificio dei ragazzi che non hanno mai guardato l’orologio”.

Le sue parole sono corroborate da Ismaele La Vardera, di ‘Sud chiama Nord’, che risulta tra i sostenitori più ferrei della proroga: “Sono gli eroi che hanno affrontato il Covid a mani nude. L’hub della Fiera del Mediterraneo ha fatto un lavoro prezioso di raccolta dei dati”. Anche la Lega, con Vincenzo Figuccia, sprizza gioia da tutti i pori: “L’intero comparto che vede insieme sanitari e amministrativi – precisa il deputato questore – nutre forti speranze e legittime aspettative sull’operato di questo governo che sono certo, non farà mancare il proprio contributo nel percorso di stabilizzazione di queste professionalità. Nell’immediato – conclude – la proroga è certamente un importante passo che assicura a tutti serenità e continuità”. Già, ma quanto costerà? Prima di disporre una proroga, l’assessore dovrà fare i conti. E capire come tirare la coperta, fermo restando che il capitolo ‘sanità’ è il più ricco in assoluto del bilancio regionale: con le variazioni approvate all’Ars, per altro, il Fondo sanitario a garanzia dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, è stato rimpinguato con 249 milioni. Ma la spesa per il personale merita, comunque, un ragionamento a parte. E la necessaria consapevolezza che gli operatori sanitari servono come il pane per rafforzare i pronto soccorso e, in generale, nobilitare i servizi. Ma gli amministrativi? E’ giusto mettere tutti nello stesso calderone?

Ciò che serve adesso sono medici, infermieri e un po’ di serietà. Servono meno, invece, i teatrini legati alle nomine. Che la politica continuerà a compiere in maniera discrezionale anche in questa fase: l’assessore Volo ha già stabilito il ricambio di alcuni commissari in alcune aziende (compresa l’ASP di Palermo), nelle more di riaprire le graduatorie per la nomina dei direttori generali. Le stesse, che secondo l’ex assessore Razza, sono state oggetto di una feroce scrematura da parte di una commissione dedicata. Poi tanto arriva la politica: che indirizza le sue scelte sulla base del merito (sarà anche vero) ma soprattutto degli equilibri tra una forza e l’altra (come ribadito a Catania dall’assessore Falcone, nell’indimenticato duetto con Micciché). Rientra nelle sue competenze, ma ammetterlo sarebbe il primo passo per non scadere nel ridicolo.