Davide Faraone, l’impertinente leader siciliano di Italia Viva, lo ha definito “bullo”. L’aggettivo comprende oltre all’arroganza che contraddistingue i viceré, i feudatari, i sovrastanti e persino i campieri, anche quella aggressività che segna in maniera inequivocabile i comportamenti dei duri, degli spocchiosi, degli attaccabrighe. Ma lo Schifani che invoca ostracismi e punizioni per Faraone, colpevole di avere denunciato ritardi e inefficienze della Regione nella gestione della siccità, di sicuro non è nato così. E’ diventato un bullo della politica dopo una lunga e fitta frequentazione con il re dei bulli: con l’opaco avvocato d’affari che da sempre lo affianca, lo assiste e lo guida nelle questioni più delicate e rischiose di Palazzo d’Orleans. Il bullo originale, insomma, è l’altro: quello della stanza accanto. Schifani è solo un prodotto di imitazione.