Se la Regione avesse avuto la dignità di una scuola, il bullo che piritolleggia da due anni e mezzo lungo i corridoi di Palazzo d’Orleans sarebbe finito sin da primi giorni dietro la lavagna col cappello a punta e le orecchie lunghe dell’asino: ha sbagliato i bilanci, ha imbrogliato cifre e capitoli di spesa, ha imbalsamato i conti e ha procurato danni enormi a tutti quei siciliani che, flagellati dalla crisi, aspettavano legittimamente un aiuto. Ma Nello Musumeci, anziché prenderlo a pedate e buttarlo fuori dalla giunta, lo ha sempre difeso e coccolato. Fino all’altro ieri. Quando la Corte dei Conti, chiamata a verificare il rendiconto del 2019, ha trovato voragini difficili da colmare. Messo di fronte all’ennesimo disastro, il governatore ha preso finalmente atto di avere accanto non un assessore ma un bullo, per giunta asino. Un bullo e nulla più. Era ora.