Tra gli eventi di ieri pomeriggio a Palermo, il dibattito sulla Finanziaria, a Palazzo dei Normanni, era il meno interessante. Oltre alla folla di giornalisti che ha accolto la notizia dell’assoluzione di Matteo Salvini davanti all’aula bunker del carcere Pagliarelli, i fari erano puntati su uno scambio di auguri non banale, che ha avuto sede in un albergo del Foro Italico: protagonisti Gianfranco Micciché, l’organizzatore, assieme ai nuovi compagni d’avventura, Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla, ma soprattutto al presidente della Regione, Renato Schifani. Che due anni fa aveva costretto Micciché all’esilio (nel gruppo Misto all’Ars) dopo lo “scippo” di Forza Italia.
Ieri è come se i vecchi dissapori, sfociati in uno scontro verbale violento (anche se a distanza), non fossero mai esistiti. A rimarcare il valore del brindisi è stato Raffaele Lombardo: “Questa sera si registrano due miracoli. Uno è l’incontro tra Miccichè e Schifani, l’altro è che Gianfranco si rende conto che l’affetto degli amici non è legato al potere politico ma al modo di fare politica ed alla prospettiva che ci siamo dati con lui e Lagalla. La nostra armonia è sincera e non è strumentale”.
“Ci siamo insultati e ci siamo detti di tutto, ma oggi c’è una ritrovata armonia – ha detto Micciché rivolgendosi a Schifani – Ritengo che la politica ti riporterà ad essere presidente della Regione e che la politica pretenderà che tu sia ancora il presidente della Regione. Non dare la presidenza a te sarebbe una cosa sciagurata”. Addirittura. Il governatore, dopo aver ricevuto in dono da Miccichè un corno rosso in ceramica, ha ricambiato con garbo: “Bentornato con noi, la tua esperienza è essenziale nella politica e non solo. Ci siamo voluti e ci vogliamo bene. Quando ho ricevuto la chiamata di Gianfranco per l’invito ero felice. Entrambi siamo Siamo figli di Berlusconi”.