Posto che nessuno qui ha voglia di continuare ad innaffiare la propria intelligenza con una stantia miscela di posizioni novecentesche, sarebbe anche giunta l’ora di aggiornare il proprio database politico. Prendiamo ad esempio il nostro arco parlamentare: al governo del Paese c’è una maggioranza che fa dell’antieuropeismo la propria bandiera e, dall’altro lato, una minoranza numerica che pur nel rispetto delle profonde differenti tradizioni di partito riflette una posizione di fiducia nell’Unione Europea.
La differenza è tutta qui.
Al netto dell’antieuropeismo, il resto è mero sensazionalismo elettorale: l’uso indiscriminato del terrore per l’alterità-diversità, la sfiducia indotta nei confronti dei centri di potere tradizionale, la retorica di regime che evoca mani sui fianchi, balconi e piazze Venezie. Di questo si potrà dire che è tutto fumo e – per carità di Dio – sarà anche sostanza in politica, però sempre negli occhi va.
E le forze europeiste? Sono lì. Forza Italia, Partito Democratico… chiamiamole come vogliamo, ma il centro politico del Paese c’è, è vivo, ha una sua consistenza.
Non si riconoscono ancora come tali né si fanno riconoscere in quanto tali, legate a logiche e appartenenze novecentesche sono forme ormai vuote ma rappresentano un futuro e un’idea ancora soltanto in nuce. Quanto tempo ancora dovremo attendere per vederle protagoniste di un progetto unitario, repubblicano e federalista in senso europeo?