I bulli fanno così. Come Salvini. Quando finiscono all’angolo, anziché alzare le mani e dire “ho sbagliato”, indossano la coroncina del martirio. Ascoltate con quanta spocchia il ministro dell’Interno replica al magistrato che lo ha messo sott’inchiesta per sequestro di persona: “Aspetto con il sorriso il procuratore di Agrigento, aspetto un procuratore che indaghi i trafficanti e l’immigrazione clandestina. Gli ricordo che gli scafisti comprano armi e droga che viene poi spacciata fuori dalle scuole dei nostri figli”. Ai tempi della prima e della seconda Repubblica questa tecnica si chiamava “benaltrismo”: tu poni un problema e l’interlocutore risponde che c’è ben’altro a cui pensare. Il procuratore pone la questione dei 150 sventurati lasciati a marcire sulla Diciotti e Salvini, da politicante anche un po’ vigliacchetto, sfugge al problema e parla d’altro.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il benaltrismo del bullo Salvini
diciottimatteo salvini
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