Il Balilla e i suoi fratelli

Una delegazione di Fratelli d'Italia all'evento della Meloni a Piazza del Popolo. Si riconoscono Messina, Aricò e la Varchi

Per fare comunicazione, o predisporre marchette, in Sicilia basta il requisito dell’appartenenza a Fratelli d’Italia. Nulla di ufficiale, ovviamente; ma è quanto emerge dall’ultima inchiesta del Fatto Quotidiano, ispirata, peraltro, da un vecchio articolo pubblicato su Buttanissima. Riguarda la “giovane” Public ADV, una società di comunicazione palermitana; le commesse ottenute dall’assessorato al Turismo, diretto da una meloniana di ferro come Elvira Amata; e soprattutto i legami fra il suo fondatore, Andrea La Barbera, e il marito della deputata di FdI, già vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi. L’uomo in questione si chiama Mauro La Mantia. Condivideva con La Barbera un’altra azienda pubblicitaria, la Tivitti Srl.

Ora La Barbera vorrebbe tirarsene fuori. Troppo tardi, però, per non lasciare in giro impronte di fritto. La Public ADV, senza alcuna gara, è stata affidataria dell’ “Avviso di indagine di mercato per la progettazione e la realizzazione dei servizi di comunicazione e promozione della manifestazione a titolarità Sicilia Jazz Festival”, per quasi 140 mila euro. Per 15 mila si è anche occupata del restyling del sito della Sicilia Film Commission, di cui risulta dirigente generale Nicola Tarantino, già commissario dell’Orchestra Sinfonica Sicilia durante il regno di Manlio Messina. Nel caso del turismo siciliano la storia è ciclica, e i personaggi sempre uguali.

Tornando a La Barbera, lo sviluppatore web – è così che si autodefinisce – ha spiegato al Fatto che la ADV non è uno schermo per facilitare l’accesso ai fondi pubblici da parte del marito della Varchi: “Assolutamente no. Ho deciso di cambiare perché c’erano divergenze sulla gestione dell’azienda, ho dieci anni di esperienza nel settore e i miei contatti, quindi ho fondato con la mia compagna la nuova società”, sostiene. Al giovane virgulto della comunicazione, che rinnega la vecchia appartenenza politica a Casapound, va concesso il beneficio del dubbio. Anche se nella galassia di Fratelli d’Italia, in Sicilia, continuano a succedere cose strane (e a inseguirsi misteri sempre meno misteriosi).

Amata, attraverso i suoi “controllori” in assessorato, forse avrebbe potuto evitare che 140 mila euro finissero, senza bando di gara, a una società considerata “vicina”. Ma anche il collega Aricò non è stato molto cauto nell’affidare 46 mila del plafond del Sicilia Express – il treno che percorre l’Italia in 22 ore per riportare a casa i fuorisede -, utili a coprire “spese per informazione, comunicazione del servizio”, alla Bibi Srls, agenzia di marketing palermitana che ha come soci il 30enne Jore Di Prima e la 35enne Roberta De Filippis. Il primo già coordinatore dei giovani di Diventerà Bellissima, l’altra figlia di un dipendente del gruppo parlamentare – di cui anche Aricò faceva parte – al parlamento siciliano, nonché sorella di un ex consigliere di circoscrizione a Palermo. Sempre del movimento fondato da Nello Musumeci. “Spiace che davanti a una pagina di buona politica che questo governo sta scrivendo – ha detto l’assessore a ‘Domani’ – si finisca sempre per cercare il pettegolezzo”.

Le cose sono due: o i simpatizzanti patrioti nascono tutti con una naturale predisposizione per le attività di comunicazione e promozione, o è la classe dirigente di Fratelli d’Italia a non guardare – mai – al di fuori del proprio orticello. In questo secondo caso, però, non ci troveremmo di fronte a un semplice vezzo; ma ad un utilizzo, che spesso diventa sperpero, di risorse pubbliche. E a una incapacità di tener fede al proprio ruolo istituzionale e alla questione morale. Il che sarebbe gravissimo. Come dimostra la vicenda Auteri: un altro deputato eletto con la fiamma, e capace, con la sua presenza all’Ars, di far piovere centinaia di migliaia di euro su associazioni ed enti culturali legati a propri familiari: come la Progetto Teatrando, che aveva sede a casa della madre; o la Abc produzioni, di cui è titolare la moglie, che dopo aver ricevuto 95 mila euro di contributi dalla Regione ne ha versati 20 mila al partito. Non si chiama più clientelismo, ma familismo.

Auteri, che ci ha messo il carico con le minacce a un collega deputato nei bagni dell’Ars, ha dovuto fare mille passi indietro: dalla commissione Cultura dell’Ars, dal ruolo di vicecapogruppo del partito, e dal partito stesso. Oggi si trova al Misto (chissà se riuscirà ad avere il suo bottino anche in questa sessione finanziaria…). Ma ha commesso il peccato più grave: elevare a scandalo nazionale un’abitudine siciliana consolidata. Cosa fanno l’ingordigia e il senso d’impunità… Persino il responsabile dell’organizzazione di FdI, implorando l’ex assessore Messina affinché prendesse le distanze dall’allievo, ha rimproverato al Balilla di aver creato un sistema. Un sistema ch’era stato rodato per anni. Ad esempio nel 2022, quando il Dipartimento al Turismo affidava senza gara l’organizzazione di uno shooting a Cannes, per 3,7 milioni, a un’agenzia lussemburghese priva di certificazione antimafia e senza alcun presupposto d’esclusiva (provvedimento ritirato in autotutela da Schifani); oppure quando si utilizzava un terzo della cifra a disposizione del programma SeeSicily per dubbie attività di promozione pubblicitaria del brand; o, ancora, ingaggiando i soliti pagnottisti per la solita comunicazione effimera sui social, che si trattasse di un consorzio autostradale o del profilo istituzionale di un assessore (in cambio di una comparsata al solito bar della domenica).

Agli attori della prima ora di questa esperienza un po’ spericolata, si sono uniti gli Auteri, gli Aricò e adesso anche la Varchi. Una che, prima di Schifani, era in corsa per la candidatura alla presidenza della Regione; e che utilizza ogni occasione utile per un selfie con l’amica Giorgia. Di fronte a cotanta esposizione, servirebbe un po’ più di riguardo e di cautela. FdI è una miniera di consenso e di sprechi che negli ultimi tempi ha allertato la magistratura contabile e, nell’ordine, le Procure di Palermo e Siracusa. Sarà che ci hanno preso un po’ troppo la mano?

Costantino Muscarà :

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