Con una maggioranza spuntata non si possono fare miracoli. Così il governo Musumeci ha dovuto incassare, lunedì pomeriggio, una sberla pesante – e per certi versi inaspettata – in sede di approvazione delle nomine. Quelle bocciate in prima commissione riguardano i presidenti di cinque Iacp, gli istituti autonomi di case popolari che, si pensava nel corso dell’ultima campagna elettorale, potessero finire aboliti (al pari dell’Esa, per intenderci). Ma ora, anziché abolirle, andavano rimpolpati con nomine fresche di stampo politico.
Tornano così in stand by gli incarichi da conferire a Nunzio Moschetti (Palermo), uomo vicino a Forza Italia; Angelo Sicali (Catania), fedelissimo del presidente Musumeci e componente del suo staff; Giuseppe Calabrò (Messina), già presidente della Camera Penale di Barcellona Pozzo di Gotto; Paolo Ruggeri (Trapani), transitato da Forza Italia a Diventerà Bellissima; e Nicoletta Piazzese (Siracusa), candidata in Forza Italia alle ultime Politiche e vicina a Stefania Prestigiacomo. Il “niet” delle opposizioni è di carattere politico. “Ci soamo opposti perché la riforma degli Iacp si è rivelata una spartizione di poltrone” hanno detto Lupo e Cracolici, in quota Pd. “Il voto contrario non è un giudizio sulle persone ma sul governo regionale” ha argomentato Claudio Fava dei Cento Passi. “Questo governo si occupa solo di nomine e poltrone” è il verso dei Cinque Stelle.
Scelta più politica che tecnica. Che Musumeci e l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, non riescono a mandar giù. Quest’ultimo ha puntato il dito contro Fava: “L’onorevole Fava dichiara di aver votato contro le nomine degli Iacp per ragioni meramente politiche. Cioè: le nomine erano legittime e quindi il parere sulla regolarità non poteva che essere favorevole, ma lui, al pari degli altri deputati, ha compiuto un atto politico in contrasto con il regolamento. Con l’aggravante di aver dimenticato che quando il governo Musumeci ha proposto di istituire un’Agenzia per la casa è stata l’opposizione a votare contro e tenere invita quegli istituti che oggi vogliono mantenere commissariati. Tuttavia, poiché la votazione, come ha candidamente affermato Fava, è contraria al regolamento, perché adottata a fronte di profili di legittimità sostanziale nel procedimento di nomina, mi auguro che il presidente dell’Ars voglia annullare il voto della Commissione”.