I primi 70 anni di regno di Elisabetta II ricorrono nel prossimo febbraio. Ad alimentare “la favola” (cit. dell’autrice) dei Windsor ci ha pensato Ilaria Grillini, giornalista ed esperta in materia di teste coronate, che da vent’anni si occupa dei reali inglesi. Adesso ci ha scritto un libro: si intitola Elisabetta – La Regina ‘italiana’ (256 pagine, edito da Rai Libri). “Da anni mi chiedono di fare questa cosa, ma bisognava trovare il giusto taglio. Quando lo scorso inverno sono tornata a vivere a Roma, ho pensato di affrontare il tema partendo dai viaggi di Elisabetta in Italia”.
Sono cinque. Cinque e mezzo, per la verità. La Grillini, infatti, ci parla approfonditamente della visita fugace, quasi casuale, che la Regina effettuò in Sicilia nel 1992. “Era di passaggio. Avrebbe dovuto raggiungere Malta col Britannia, il panfilo della famiglia reale ormeggiato al porto di Palermo. Così, si era deciso di farla atterrare all’aeroporto di Punta Raisi. I viaggi dei reali si organizzano con sei mesi d’anticipo e nessuno poteva immaginare che quei giorni sarebbero stati quelli dell’attentato di Capaci. L’autostrada, praticamente, non esisteva più. Ma Elisabetta non volle modificare i propri piani. Anzi, decise di sostare sul luogo dell’attentato di Falcone per deporre una corona di fuori. La cosa che mi ha sorpreso è che all’epoca nessun palermitano venne a saperlo. La città era sotto tono, non furono organizzate feste o cerimonie per salutarla”.
Il libro della Grillini verrà presentato venerdì pomeriggio, alle 18, nella Sala Gialla di palazzo dei Normanni. Dialogherà con l’autrice il direttore di Buttanissima Sicilia, Giuseppe Sottile. “Nel libro, attraverso il racconto di molte persone che li hanno ospitati e conosciuti, parlo del rapporto che lega il nostro Paese ai reali inglesi. Nel 1925 fu Giorgio V ad essere ospite di Villa Scalea. Fu il viaggio intrapreso dal nonno che convinse Elisabetta a tornare nell’Isola nel 1980. Andò a visitare palazzo dei Normanni e palazzo Gangi, dove fu organizzata per lei una colazione magnifica”. Non solo Elisabetta, però. La Grillini si sofferma su altre visite eccellenti: dalla Principessa Margaret al Principe Carlo. I Windsor hanno scorrazzato per l’Italia in lungo e in largo. Molti di essi hanno scelto la Sicilia, per lo più in veste non ufficiale. “E’ la loro regione preferita assieme alla Toscana. Come dargli torto… Amano molto le bellezze culturali e artistiche, oltre alla buona cucina”.
Ma Carlo ha anche un altro legame con l’Italia, dovuto alla sua enorme conoscenza di cibi, culture e allevamenti biologici. E’ in pianura padana, dove si esalta persino la funzione delle muffe, che invia i propri animali per farle diventare prosciutti e salumi di qualità. Voleva che Massimo Spigaroli, il re del culatello, iniziasse un’attività in Galles per produrli in loco. Non è stato possibile a causa delle differenze climatiche. Restando al tema della cucina, Ilaria Grillini racconta un aneddoto svelatole dall’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato. E relativo a un pranzo ufficiale offerto dall’ambasciata inglese, a Roma, nel 2000: “Ogni qual volta la Regina va in visita all’estero, tutti vengono messi al corrente di cosa non mangia. Elisabetta, oltre all’aglio e alla cipolla, non ama particolarmente il pane. A quel pranzo, dove venne sistemata a un tavolino con Amato, una cameriera – che non era stata informata – si avvicinò col cestino del pane, ma lo offrì soltanto al presidente del Consiglio. Lo sguardo della Regina la incenerì. Poco dopo la signora tornò col cestino, ma era troppo tardi: Elisabetta rifiutò. Nessuno può decidere per lei”.
Un elemento che salta subito agli occhi è il confronto col Principe Filippo. Sposo di una vita. “Elisabetta è perfetta, impeccabile, né troppo sorridente né troppo seria. Mentre lui è simpaticissimo, quasi da pacca sulla spalla. Però deve sempre stare due passi indietro. Pare che durante la visita a palazzo Gangi – racconta la Grillini – si sia trovato al suo fianco. Non appena se n’è accorto, l’hanno visto precipitarsi indietro di due passi. Al principe gaffeur, però, era concesso”.