Ci sono i Fratelli d’Italia, ormai da un anno sulla cresta dell’onda. Ma ci sono anche (e soprattutto) Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. E c’è persino la nuova Lega, quella di Luca Sammartino e Valeria Sudano, che fa bottino pieno in provincia di Catania eleggendo quattro sindaci.
Sono i territori ad indicare la strada al centrodestra, non il contrario. Ragusa, ad esempio, è l’unico capoluogo “infausto”: perde il candidato, ma anche i partiti. La Lega non compare nemmeno. Fratelli d’Italia, che avrebbe voluto sostenere il sindaco uscente e alla fine ha dovuto ripiegare su una “riserva”, l’avvocato Giovanni Cultrera, ha eletto un solo consigliere comunale e raccolto un timido 6,6 per cento. Sempre meglio di Forza Italia – non ditelo al povero Berlusconi – che da queste parti si ferma a percentuali da prefisso telefonico (quello di Palermo per la precisione): lo 0,91.
A Catania, invece, emerge la forza dei patrioti, col grande risultato di Enrico Trantino. Anche se il divario dal resto del gruppo non è trascendentale. Anzi: volendo ribaltare la prospettiva, il numero uno indiscusso si chiama Raffaele Lombardo. L’ex governatore, ispiratore di due liste, porta a casa quasi il 17%. Grande Catania totalizza più del 10, i Popolari e autonomisti più del 6. “E’ vero che il centrodestra stravince, ma se queste sono le cifre, c’è un valore aggiunto rappresentato dalle forze locali e mi riferisco alle forze autonomiste”, ha detto Giuseppe Lombardo, nipote di Raffaele e deputato questore all’Assemblea regionale siciliana. Il Mpa si è ritagliato un ruolo da protagonista in campagna elettorale, facendo fuori – spallata dopo spallata – la Sudano, su cui Salvini aveva puntato tutte le proprie fiches. Stando al racconto di ieri su ‘La Sicilia’, firmato da Mario Barresi, sarebbe stato Lombardo senior a farsi venire la brillante idea di candidare Trantino, un avvocato stiloso che all’indomani della vittoria ha subito predicato lavoro e impegno: “Niente trionfalismi”. Se volete trovare un leader della coalizione catanese, l’avete trovato: è uomo di 72 anni originario di Grammichele. Altro che Schifani o la Meloni.
Il Carroccio, che ha dovuto rinunciare a Catania per un fatto di pacifica convivenza, e a Trapani è rimasta impigliata in una rete da cui Turano difficilmente riuscirà a tirarsi fuori, è riuscita a difendersi. Grazie alle intuizioni e al consenso di Mr. Preferenze, Luca Sammartino. Prendete un comune a caso di medie dimensioni: Mascalucia. All’elezione del sindaco Magra, i leghisti – nella doppia versione di Prima l’Italia e Quadrifoglio – hanno contribuito con quasi il 25 per cento. E’ andata benino anche a Licata, paese dell’attuale segretario regionale, Annalisa Tardino. “Con i dati ormai consolidati – scrivono Sammartino e Sudano – il nostro partito è abbondantemente il primo in provincia di Catania. Quattro sindaci eletti, decine di consiglieri comunali, con percentuali nettamente superiori alle due cifre in tutti i Comuni chiamati al voto. Un risultato arrivato grazie al grande sforzo di un gruppo umano che condivide un modo di fare politica legato alla presenza costante, all’ascolto e al confronto”. Salvini s’era spinto per un comizio persino a Maletto, cinque sezioni al voto: ma qui Antonio Mazzeo è arrivato terzo. Capita.
L’altro risultato di prestigio è quello di Totò Cuffaro, che ha trainato ancora una volta la DC a percentuali impensabili fino a qualche mese fa. “La Democrazia Cristiana – riassume l’ex governatore – è riuscita a far eleggere sindaci in molti comuni siciliani: Maria Monisteri a Modica, Luciano Marino a Lercara Friddi, Cettina Di Liberto a Sciara, Gioacchino Baio a Castrofilippo e Tiziana Cascio a Collesano, dando inoltre un contributo determinante nella vittoria in diversi altri centri dell’Isola. Inoltre, il risultato ottenuto a Modica e a Collesano è storico: nessuna donna aveva mai ricoperto la carica di sindaco e siamo orgogliosi che questo traguardo sia stato raggiunto dalle rappresentanti della Dc”. A Modica, nella fattispecie, opera l’onorevole Ignazio Abbate, già autore di una cavalcata alle Regionali. Nella città della contea la Democrazia Cristiana sfiora il 30 per cento. “E la DC si attesta come primo partito anche a Licata, raggiungendo la percentuale del 13% con circa 2.500 voti di preferenza e 4 consiglieri comunali eletti”, gongola Cuffaro. La cui missione prosegue: proiettare la Dc su scala nazionale – è già stato eletto segretario del partito “unico” – e presentarsi alle Europee in tandem con Noi Moderati di Maurizio Lupi per provare a superare lo sbarramento del 4 per cento. Operazione difficile e ambiziosa.
Fra gli altri dati oggetto d’analisi rientra la pessima prestazione del Movimento 5 Stelle, che esulta per la vittoria di Paceco, ma resta sotto lo sbarramento in molti centri al voto col proporzionale. A partire da Siracusa e Trapani, dove nessun grillino accede al Consiglio comunale. “Colpa del trasformismo” ha accusato il referente regionale Nuccio Di Paola, mentre Giancarlo Cancelleri stringeva mani nel quartier generale di Trantino. Dire che il Pd ha fatto meglio non renderebbe giustizia alla verità. E infatti l’anima più irrequieta del partito già ribolle, chiedendo la testa del segretario Anthony Barbagallo. Quasi ovunque sotto la doppia cifra, i dem non posso godere neppure della vittoria di Tranchida a Trapani: “Tranchida dice di avere vinto a Trapani senza il Pd? Vero – è la replica di Domenico Venuti, segretario provinciale dem – ma dimentica di ricordare che nella sua coalizione, seppure sotto camuffate spoglie, c’era la Lega”. Il prossimo passo sarà un regolamento di conti che da troppo tempo viene rimandato.
Chi può esultare e ha tutto il diritto di farlo, invece, è Cateno De Luca. Non tanto e non solo per la sua elezione a Messina, che gli permette di diventare sindaco per la quarta volta (dopo Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e Messina). Ma perché è riuscito in questi mesi a mettere in vetrina una classe dirigente che raccoglie sui territori i frutti delle sue battaglie. Vale un numero per tutti: dei cinque deputati regionali di Sud chiama Nord (o Sicilia Vera) candidati a sindaco, tutti sono stati eletti. Si tratta di Davide Maria Vasta a Riposto, nel Catanese; Giuseppe Lombardo a Roccalumera, nel Messinese; Matteo Sciotto a Santa Lucia del Mela, sempre nel Messinese; Salvo Geraci a Cerda nel Palermitano. E infine lui: Cateno De Luca. Il quale ha saputo coniugare la protesta alla proposta, lo show alla buona amministrazione. I calcoli alla rendita. A Taormina ha candidato a sindaco anche Alessandro De Leo, il “sesto” parlamentare, per poter contare sul traino di un’altra lista attraverso il voto disgiunto. Ci ha guadagnato il sette per cento. E tutto alla luce del sole, come ama dire lui.