I tre del grande silenzio

Da sinistra Roberto Lagalla, Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché. Hanno inaugurato la nuova alleanza per il Sud

Al mosaico in composizione del centrodestra mancano ancora alcuni tasselli. Schifani ha già scelto i due scudieri che potrebbero concedergli il nullaosta per ricandidarsi a Palazzo d’Orleans fra due anni e mezzo: Galvagno e Sammartino coi rispettivi partiti. E ha messo ai margini l’assessore Edy Tamajo, che non ha espresso particolari apprezzamenti per FdI e Lega, da sempre compagni inossidabili della “sua” (si fa per dire) Forza Italia. Ma per completare il puzzle di una coalizione in divenire, che sta ancora cercando un accordo per spartirsi le poltrone dei presidenti delle Province (si vota il 27 aprile), mancano all’appello alcuni protagonisti. A fare rumore è il silenzio del nuovo tridente che si è costituito prima di Natale e che in questi mesi, alla vigilia delle elezioni di secondo livello negli enti d’area vasta, avrebbe dovuto trovare la propria consacrazione. Oltre al nome, al simbolo e tutto il resto.

Si tratta della creatura battezzata da Raffaele Lombardo, Roberto Lagalla e Gianfranco Micciché. Una specie di “cosa bianca” presentata l’11 dicembre, alla vigilia dell’affiliazione del Mpa a Forza Italia. Entro gennaio, o al massimo febbraio, avrebbero dovuto fornire le coordinate del nuovo esperimento centrista, popolare e autonomista, utile a catturare il voto degli indecisi. Ma adesso la data è slittata e, al termine di una riunione fra i tre protagonisti, ieri pomeriggio a Palermo, si vocifera del prossimo 22 marzo. Il luogo? Enna. Dove il Movimento per l’Autonomia ambisce a ottenere la presidenza della provincia. Il nome? Stella del Sud, forse.

A parte questi indizi, non si conoscono le reali intezioni del trio. “Siamo nel centrodestra, non vogliamo attaccare nessuno dei nostri alleati ma soltanto dare più forza alle nostre proposte”, fu la prima dichiarazione di Lombardo, per sgomberare il campo dai soliti dubbi. Cioè che la nuova formazione, messa in piedi dai rivali interni più agguerriti di Schifani – con loro c’è anche l’ex sottosegretario del M5s, Giancarlo Cancelleri – potesse rappresentare una spina nel fianco del governatore. E invece no. Durante il brindisi di Natale, primo capitolo della riappacificazione con Micciché, arrivò il sostegno unanime al presidente della Regione: “Ci vuole il bis”. Poi il silenzio.

Sia Lombardo che Lagalla che Micciché hanno avuto parecchio da ridire rispetto all’operato del governo e del suo capo. Lombardo non è mai stato tenero nei confronti di Schifani per la gestione della sanità e del tema dei rifiuti, e ha pubblicamente accusato il governatore di aver provato a fare fuori Roberto Di Mauro dall’assessorato all’Energia; con Lagalla gli scontri sono stati molteplici, tutti successivi all’endorsement di Tajani nei confronti del sindaco di Palermo (“Ma casa nostra ci si confronta”, fu l’avvertimento di Schifani durante un incontro pubblico); con Micciché i dissapori e le ripicche non si contavano più dal 25 settembre ’22, giorno del successo elettorale, che per l’ex commissario di FI in Sicilia segnò l’inizio della fine (fu costretto a iscriversi al misto).

Probabilmente i tre sono convinti della destinazione e stanno prendendosi il tempo necessario; o forse attendono di capire la reale composizione del centrodestra – che diventerà plastica alle Provinciali – per scendere in campo e interpretare il nuovo ruolo nella maniera più redditizia. I fedelissimi di Micciché mal sopportano le influenze di Tamajo, ad esempio, anche se Schifani sembra aver ovviato in qualche modo (sfilandogli il dirigente generale delle Attività produttive nonostante l’interessamento di Cardinale e di Gasparri). Anche gli altri due, Lombardo e Lagalla – quest’ultimo era un possibile competitor per le Regionali del 2027, oltre che per la nomina del sovrintendente del Teatro Massimo – rimangono cauti.

Hanno di fronte una missione delicata. Cercare di scardinare il triangolo di ferro, che ha visto l’ingresso in campo di Galvagno e Sammartino, i due 40enni alla riscossa (il secondo inviso a Lombardo); e provare a riguadagnare terreno sul quarto incomodo, Totò Cuffaro, che vanta ancora un debito di riconoscenza enorme da parte di Schifani, avendo contribuito al successo di Forza Italia alle ultime Europee. Probabilmente le indicazioni che usciranno dal vertice di maggioranza risulteranno decisive ai fini della nuova geografia, a capire quali sono gli interlocutori privilegiati del presidente della Regione ma anche per regolare i rapporti di forza che, l’estate prossima, potrebbero portare al famoso rimpastino. Lombardo, in tempi non sospetti, ha reclamato il secondo assessore ma fin qui ha dovuto accontentarsi di qualche incarico di rango inferiore (il Dasoe). Incastrare le tessere non sarà cosa facile, ma bisognerà provarci.

Alberto Paternò :

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