Nelle ultime 24 ore stato tre volte in teatri o sale da concerto. Ho sentito al Teatro Massimo Palermo quel fiume di musica meravigliosa che Puccini ha scritto per Manon Lescaut, al Politeama la struggente malinconia della Quarta di Mahler con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e Desiree Rancatore, e ieri sera, ancora nel nostro Teatro, la Nona di Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Liszt suonata da Bruno Canino e Antonio Ballista. Sono stato nei luoghi che da oggi resteranno chiusi al pubblico. Ho incontrato spettatori felici e commossi. Stare in quei luoghi è stato un balsamo per il cuore e per lo spirito in questa fase di smarrimento e di angoscia che è la pandemia. Un conforto. Come conforto trova chi crede riunendosi in una chiesa per pregare. Ecco, i teatri sono luoghi di conforto per lo spirito oltre che luoghi di cultura, di conoscenza, di condivisione e di democrazia. Fanno stare bene. Per questo dovrebbero stare aperti, come le chiese.
Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo
in Buttanissimi Extra
I teatri, come le chiese, danno conforto al nostro spirito
coronavirusteatriteatro massimo
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